🏳️🌈 #22 Il primo eremita trans cattolico
Mese di Pride anche per "Sacro e Profano" che vi racconta questa storia di fede di una persona queer che viene da oltreoceano
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Oggi mi avventuro in una terra incognita per me: le storie di persone LGBTQ+. Ammetto una mia distanza rispettosa da quel mondo, ma sono anche affascinato - forse per la mia storia personale - dalla caparbietà con cui molti credenti lgbt si impegnano per trovare un posto nella Chiesa cattolica. La Chiesa di Roma non è certo la più refrattaria all’argomento ma non si può dire che sia una passeggiata starci dentro da - come dicono le persone lgbt - “non conforme”. E forse è vero che i tanti “non conformi” del Vangelo hanno trovato un posto accanto a Gesù “a patto di cambiare vita” dirà qualcuno, ma cambiare come? Non entrerò nemmeno per sbaglio nelle questioni critiche del tema, però siccome è giugno e pare questo sia il mese del Pride, ho deciso che qualcosa andava scritta.
Fine del prologo, si comincia
Fratel Christian Matson
La domenica di Pentecoste, Fratello Christian Matson, un eremita professato della Diocesi di Lexington, ha reso pubblico il fatto di essere una persona transgender. Fratello Christian ha a lungo cercato di consacrare la sua vita a Cristo nella Chiesa vivendo i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. È stato costantemente accompagnato da un competente direttore spirituale e ha seguito una formazione nella tradizione benedettina. Non cerca l'ordinazione, ma ha professato una regola di vita che gli consente di mantenersi economicamente continuando il suo lavoro nelle arti e di vivere una vita di contemplazione in un eremo privato. Il Vescovo John Stowe, OFM Conv., ha accettato la sua professione ed è grato a Fratello Christian per la sua testimonianza di discepolato, integrità e preghiera contemplativa per la Chiesa.
Con queste parole la diocesi di Lexington in Kentucky ha comunicato quella che potrebbe essere la prima storia di eremitaggio di una persona trans accettata dalla Chiesa cattolica.
🏳️🌈 Una storia queer (nel senso di strana)
A benedire e accettare la decisione di diventare eremita di Christian Matson (nato donna e poi ha cambiato sesso) è stato il vescovo stesso. Il Messaggero spiega che il Vescovo Stowe ha infatti accolto Christian Matson dopo che diverse altre diocesi non avevano voluto accettare il suo progetto di prendere i voti privati e vivere da eremita e che
La domenica di Pentecoste il 39enne statunitense è stato protagonista di una breve cerimonia che lo porterà a condurre quotidianamente una vita dedita alla preghiera, alla penitenza, in un luogo ritirato, proprio come impone la tradizione benedettina, nel rispetto della povertà e della castità. In questi anni, hanno spiegato dalla diocesi, Matson è stato costantemente accompagnato da un direttore spirituale competente che ha potuto verificare la maturità della sua decisione.
Matson si è convertito al cattolicesimo nel 2010 e da allora ha continuato a rivolgersi a ordini religiosi e vescovi per veder riconosciuto il suo desiderio di vivere la propria vocazione religiosa pienamente, cosa che un documento del 2000 dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, inviato sub secretum ai vescovi di tutto il mondo, proibiva apertamente. Secondo le istruzioni del documento, voluto da Giovanni Paolo II, ai transessuali è proibito di diventare sacerdoti o religiosi. Così come sposarsi o entrare in un istituto di vita religiosa. Tuttavia Matson non si è dato per vinto e - come ha spiegato al RNS - ha consultato un canonista (un esperto del diritto canonico che disciplina tutti i battezzati) che ha ritenuto che la scelta eremitica - per la sua natura individuale - non rientrasse nella casistica del documento.
Il canonista, ha detto Matson, ha effettivamente trasmesso che “non c’è problema finché c’è un vescovo che ti accetta, perché non c’è distinzione di sesso e non sei in una comunità, sei da solo”.
Mentre visitava un monastero durante un ritiro, si ritrovò incapace di dormire, consumato dall’idea di fondare “una comunità religiosa di e per artisti – artisti che vivono insieme, (operano) nella chiesa attraverso la loro arte, e prestano servizio al solitudine e senso di precarietà sperimentati da molti artisti”. Mentre visitava un monastero durante un ritiro, si ritrovò incapace di dormire, consumato dall’idea di fondare “una comunità religiosa di e per artisti – artisti che vivono insieme, (operano) nella chiesa attraverso la loro arte, e prestano servizio al solitudine e senso di precarietà sperimentati da molti artisti”. Nel 2015 è tornato a New York City, dove aveva frequentato il college. Avendo già preso i voti privati di povertà, castità e obbedienza – testimoniati dal suo direttore spirituale – prima del suo arrivo, ha co-creato un'organizzazione no-profit chiamata Catholic Artist Connection. Il gruppo ha ospitato ritiri e ha messo in contatto artisti con risorse come lo Sheen Center for Thought and Culture dell'arcidiocesi di New York, dove Matson ha iniziato a lavorare.
Matson nel frattempo continuava a imbattersi in artisti che volevano perseguire la vita religiosa, ha spiegato, e continuava a sentire lui stesso la vocazione. Ma sono iniziati gli ostacoli: “Mentre parlavo con gli amici dell’arcidiocesi, sapevo che qualcuno con un background trans non sarebbe mai stato accettato nella vita religiosa nell’arcidiocesi di New York”, dice.
Ci ha riprovato dopo essersi trasferito in Minnesota nel 2018, ma anche le sue istanze a varie comunità e ordini religiosi sono state respinte. "Ho pensato, beh, se non riesco a trovare una comunità religiosa che mi sponsorizzi, forse quello di cui ho bisogno è un vescovo", ha raccontato al Religion News Service, Christian Matson.
Un amico prete ha consigliato di contattare diversi vescovi, a cominciare da Stowe, che stava emergendo come una voce di spicco tra i cattolici che chiedevano un approccio più tollerante nei confronti delle persone LGBTQ+. Nel 2020, Matson ha inviato a monsignor Stowe una lettera, comunicando il suo status di uomo transgender, la sua visione di una comunità di artisti e la sua attrazione per la vita religiosa. Stowe ha risposto immediatamente, esprimendo la sua apertura. "È stato un enorme sollievo", ha detto Matson. “Ero in lacrime. Ho sentito rinascere la mia speranza” (RNS).
⚖️ Una questione di diritto
L’essenziale di questa storia è che Matson ha preso i cosiddetti “voti privati” che secondo il Canone 1191 è
la promessa deliberata e libera di un bene possibile e migliore fatta a Dio, deve essere adempiuto per la virtù della religione.
Al comma seguente, il canone dice ancora che:
Sono capaci di emettere il voto tutti coloro che hanno un conveniente uso di ragione, a meno che non ne abbiano la proibizione dal diritto.
Cioè un maggiorenne a cui non sia stato riconosciuta una qualche mancanza nelle facoltà intellettive. L’unica questione che si avanza è se la proibizione viene dal diritto stesso, cioè se un’altra norma impedisce di fare professione di voto privata. Il Canone 1192 spiega infatti:
§1. Il voto è pubblico, se viene accettato dal legittimo Superiore in nome della Chiesa; diversamente è privato.
§2. È solenne, se è riconosciuto come tale dalla Chiesa; diversamente è semplice.
§3. È personale, se l'oggetto della promessa è un'azione di chi emette il voto; reale, se l'oggetto della promessa è una cosa; misto, se partecipa della natura del voto personale e reale.
Premesso che non sono un esperto di diritto e che quindi la mia interpretazione vale zero, pare evidente che qualunque credente - cattolico in questo caso - che abbia in animo di porsi in un certo modo al servizio di Dio decidendo di vivere in un certo modo (castità, povertà, obbedienza) pur non facendo (o in questo caso non potendo) parte di un ordine religioso non sta esondando dai suoi diritti di battezzato, quelli cioè di provare un percorso di santità e di vicinanza spirituale a Dio. Secondo il sito tradizionalista La Nuova Bussola Quotidiana - che critica l’apertura di Stowe - Matson starebbe tentando di aggirare le regole:
Apparente stratagemma perché la ratio della proibizione relativa alla vita religiosa si può estendere anche ai voti privati. Infatti una persona che ha scelto di “cambiare” sesso vive una condizione oggettivamente disordinata dal punto di vista morale e quindi non è adatta ad assumere gli obblighi propri dei voti privati. Vuole servire Dio, ma la sua condizione personale contraddice la volontà di Dio.
Tuttavia basta pensare alle argomentazioni contro il matrimonio religioso in Chiesa per rendersi conto che probabilmente si sta eccedendo. Se ad una coppia omosessuale si riconosce il diritto di stare insieme solo se pratica l’astinenza sessuale - che è diverso dal concetto di castità - totale, perché chi prendesse solennemente con se stesso, Dio e il proprio Ordinario (il vescovo) questo medesimo impegno - quale che sia la sua condizione - dovrebbe essere stigmatizzato o gli dovrebbe essere impedito?
A voi la risposta
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📖 Consigli di lettura
🏳️🌈 Padre James Martin è un gesuita che da lungo tempo si occupa di persone LGBTQI+ e le accompagna spiritualmente. E’ un personaggio controverso nel mondo cattolico, ma vicino a Papa Francesco che lo ha spesso esortato nel suo ministero. C’è qui una bella intervista a lui fatta da ReWriters.
🏳️🌈 C’è un intero sito, quello di Gionata, dedicato al rapporto tra fede e omosessualità (e tutto il resto), con una comunità attiva fatta di persone e parenti di persone LGBTQI+. Da visitare.
🏳️🌈 C’è poi un volumetto “Credenti LGBT+”, edito da Carocci, che ricostruisce la storia dei movimenti degli anni ‘70 che insieme alla contestazione politica, hanno portato alla rivendicazione di uno spazio pubblico alle persone omosessuali, una parte di esse si rivolse già allora alla Chiesa (anzi alle chiese tutte, cattolica, valdese, protestanti in generale) perché la propria vita venisse in qualche modo riconosciuta. E’ un lavoro basato sulle fonti d’archivio che valorizza le esperienze italiane di aggregazione per credenti LGBTQI+. Fortemente consigliato.
Se volete saperne di più su questi temi vi consiglio la newsletter di Elisa Belotti “Rassegnati” che ha come focus queer e spiritualità:
E con questo, direi che è tutto
🫶 Siamo arrivati alla fine di questa newsletter, spero ti sia piaciuta. Dammi un feedback se puoi ma soprattutto - se questo mio lavoro ti piace - fai conoscere ai tuoi amici questo progetto, vuoi? Intanto alla prossima settimana!