🇮🇸 #25 Un italiano in Islanda (FIXED)
Qui è dove intervisto Roberto Luigi Pagano su storia, linguaggio e libertà di pensiero
📬Questa è Sacro&Profano, la newsletter che una volta a settimana ti fa capire due o tre cose sul mondo attraverso le lenti della religione, senza essere confessionale.
Carissimi siamo arrivati a superare i sei mesi di attività indefessa, con alti e bassi come tutte le cose e come tutte le attività durante l’estate rallenterò nella pubblicazione di newsletter portandola ad una ogni due settimane, quindi la prossima invece del 20 arriverà il 27 luglio, poi il 10 agosto e così via diciamo fino a metà settembre, a meno di fatti eclatanti che necessitino di uno sforzo che cercherò di fare. Intanto grazie del vostro supporto, io cercherò di essere più presente nelle NOTE di Substack, così se vorrete potremo comunque tenerci in contatto, motivo in più per voi per scaricare la APP o fare un account a questa piattaforma. Voi intanto continuate a leggermi e fate conoscere questo progetto a tutti quelli che pensate siano interessati, siete la benzina del mio impegno qui! ❤️
Fine del prologo, cominciamo!
Ho avuto l’opportunità di farmi una lunga chiacchierata con Roberto Luigi Pagano, altrimenti noto soprattutto su Facebook per la pagina (e il bel blog) “Un Italiano in Islanda”. Roberto sono quasi undici anni che si è trasferito nel lembo più a nord dell’Europa e si è ritagliato un ruolo di mediatore culturale tra l’Italia e la cultura nordica in generale e quella islandese in particolare forte anche del suo essere dottorando in linguistica e paleografia islandese all’Università di Islanda, dove è stato professore a contratto dal gennaio 2016 al 2021. A questo ha aggiunto diverse pubblicazioni come una grammatica norvegese per italiani e la traduzione di diverse saghe islandesi e una guida dell’Islanda per il National Geographic. La sua ultima fatica però è “Il grande libro del folklore islandese. Leggende e fiabe della terra del ghiaccio” una raccolta di racconti popolari islandesi in traduzione corredato di note e commenti edito da Mondadori Electa. Ne parlerò con l’autore in queste pagine, ma intanto con Roberto affronteremo alcuni temi: il politicamente corretto in una società ponte tra Nord America e Europa, il rapporto tra storia, cristianesimo e neopaganesimo e infine proprio il folklore islandese. C’è un filo rosso che collega questi argomenti che spero emergerà dalla conversazione.
Realizzato con Leonardo.AI
A me sembra che in Islanda ci sia una vivacità culturale molto maggiore di quello che uno si potrebbe aspettare da una popolazione così piccola e così separata dal resto del mondo, nell’isola a poche centinaia di chilometri dal circolo polare artico abitano circa 380 mila persone, di cui 122 mila nella capitale Reykjavik eppure non mancano le iniziative, il fermento. E’ un territorio aspro che non permette di stare con le mani in mano. Sono stato in Islanda in vacanza qualche anno prima del Covid e ne ho apprezzato la bellezza naturale e mi sono affacciato brevemente nella sua storia, motivo per cui ho iniziato a seguire Roberto e il suo lavoro di divulgazione. Negli anni ho notato dai suoi post e da altri interventi una grande sensibilità da parte sua sui temi della cultura religiosa e un approccio molto laico alle questioni più sensibili del dibattito social. Uno di questi è il rapporto dell’isola con il cristianesimo, sia nella sua storia – nel passaggio dopo cinquecento anni di cattolicesimo al luteranesimo – sia nel suo presente con un revival delle religioni tradizionali con il neopaganesimo nordico. Ecco cosa mi ha detto:
“Doverosa premessa, non ho nessun intento propagandistico, non mi interessa assolutamente fare proselitismo non mi interessa fare l'apologia di questo o di quella religione, quello che mi interessa è la correttezza della ricostruzione storica perché penso che dal nostro passato abbiamo tantissimo da imparare ma sono anche molto conscio del fatto che è molto facile manipolarlo anche per fare delle cose che nel presente possono non essere sempre positive”. Una premessa frizzantina ma condivisibile, utile per proseguire nel nostro ragionamento e per inquadrare il lavoro di Roberto. “Quando parliamo del neopaganesimo la questione della ricostruzione storica è molto pertinente, poi il passato si può anche distorcere a fini positivissimi e nobilissimi però nonostante questo da storico penso che sia necessario anche sforzarsi di mantenere la neutralità e dire ‘no guardate la storia purtroppo è andata così voi, state cercando un precedente storico per nobilitare questa cosa bellissima che volete fare nel presente nel vostro attivismo politico ma purtroppo il passato non era così era uno schifo’ lo storico, a mio avviso, deve anche fare questo”.
📖Storia e religione (non solo in Islanda)
Andiamo con ordine, che cosa intendi? “Quando si tratta della religione noi in Occidente non ci rendiamo conto dell’impatto che ha avuto la Riforma protestante. È stato uno spartiacque incredibile, e i non specialisti non si rendono neanche conto di quanto sia stato impattante perché non ha avuto soltanto l'effetto di spaccare un'unità culturale che prima c'era e che quasi nessuno adesso si rende conto che esisteva” la prende alla lontana ma è capisco cosa voglia dire “Questo evento ha anche avuto l'effetto – inaspettato all’epoca - di portarci alla situazione in cui ci troviamo adesso in tutto l'Occidente per cui abbiamo come valore massimo la libertà personale e si cerca all'interno di questo valore massimo di incastrarci in tutti gli stili di vita e i valori possibili che uno può immaginare, con l'intento di poter convivere serenamente gli uni con gli altri a dispetto di tutte le differenze, ma è una situazione che sta diventando sempre più insostenibile perché la moltiplicazione degli stili di vita sfocia in tutti quei tribalismi che vediamo specialmente negli Stati Uniti dove la libertà personale è un valore fondante dello Stato”. Le cosiddette culture wars “Noi in Europa ci siamo arrivati un pochino dopo e questi tribalismi - secondo me - sono destinati poi ad arrivare ad una sorta di parossismo e a sfociare in qualcos'altro ma tutto questo è una conseguenza di qualcosa che è successo nella religione cinquecento anni fa, perché nel Medioevo - per tutto il Medioevo - c'era una religione condivisa in cui tutti erano cristiani. Ovviamente non andavano d'accordo su tutto e infatti i teologi cattolici dal nord al sud dell'Europa discutevano di qualsiasi cosa però avevano comunque una base d'appoggio comune per cui la possibilità alla fine di raggiungere una soluzione condivisa ai problemi grandi e piccoli era presente. Nel momento in cui le basi valoriali sono completamente inconciliabili è quasi inutile qualsiasi discussione perché non ci sono punti di mediazione possibili” spiega ancora Roberto Pagano. “Questa è una conseguenza di quello che è successo con la cosiddetta ‘riforma luterana’ perché l’idea di andare a leggere senza mediazioni (culturali, teologiche, esperienziali) la Bibbia comporta che poi quando la gente andava a leggere la Bibbia ognuno la capiva a modo suo e tante volte anche in modo tendenzioso e anche questo poi ha una ricaduta, secondo me, nel mondo di oggi quando ci si appoggia alla spiritualità del passato, e arrivo a quello che mi chiedevi inizialmente, parlando per esempio del neopaganesimo le persone di fedi politiche diverse ripropongono ognuna un neopaganesimo diverso partendo dagli stessi dati, che possiamo definire peraltro scarni che abbiamo, per cui c'è un neopaganesimo che si potrebbe dire molto di sinistra molto new age, ecologista collettivista non so che cosa e poi lo stesso neopaganesimo però in chiave magari anche di estrema destra identitario, ecc".
“Questa lettura del passato penso derivi dal fatto che come società Occidentale noi non tuteliamo più delle scale valoriali ma cerchiamo di lasciare ognuno libero di scegliersi le sue però poi ci troviamo in queste situazioni dove si creano anche dei conflitti molto forti perché le scale valoriali sono qualcosa di imprescindibile nell'identità delle persone ed è anche per questo credo che quando io vado a contestare la veridicità storica di quello che viene detto in alcuni casi poi le reazioni possono essere anche molto violente. Questo accade perché abbiamo - anche istintivamente - la tendenza ad attribuire più prestigio e più valore a ciò che è vecchio per cui si va a cercare il precedente storico per la propria religione o per la propria fede, oppure si va a inventare una storia falsata di un'altra fede che non è vera per delegittimarla e quando lo storico arriva e inizia a mettere i puntini sulle i le reazioni sono aspre proprio perché noi costruiamo la visione del mondo di noi stessi anche sulla storia e sulla religione”. In un mondo polarizzato dove si scelgono i fatti a supporto di una opinione, il fact-checking è sempre più indigesto…
🔨Volevo studiare Thor, mi sono ritrovato tra i monaci cristiani
“Ti faccio un esempio personale: io sono arrivato in Islanda con i pregiudizi che avevano tutti sulla storia dell’arrivo del cristianesimo sull’isola, anche gli islandesi. Un anticlericalismo che conosciamo bene anche in Italia e che non è diverso in Islanda sia in ambienti neopagani – che sono ovviamente ultraminoritari – che tra le persone comuni: miti storici che nascono prima in ambiente riformato, in polemica col papato e poi con l'Illuminismo in particolare per cui sono tutta una serie di feticci che vanno dalla caccia alle streghe all'inquisizione, i roghi, i preti che volevano tenere la gente ignorante con il latino per cui non traducevano la Bibbia, ecc”. Cose che in effetti ritroviamo anche in certa letteratura molto di successo ma totalmente priva di fondamenti storiografici come le opere di Dan Brown… “Ecco io sono arrivato in Islanda così, nel senso mi interessava il mondo culturale medievale perché mi piacevano le saghe, mi piaceva il mondo nordico in generale e sono arrivato lì convinto di studiare pirati, cioè vichinghi che andavano in giro a saccheggiare le coste dell’Europa settentrionale e poi d'inverno, quando erano fermi in casa, scrivevano storie. Invece mi sono trovato a studiare la cultura monastica, con monaci e monache che scrivevano testi che arrivavano dall'Europa centrale che scrivevano itinerari per i pellegrini che dovevano andare a Bari per andare a pregare San Nicola. Ho scoperto che la maggior parte delle saghe che ci sono pervenute non sono saghe che parlano di eroi nordici ma parlano di santi (alcuni nordici ma non tanti perché non ce ne sono tantissimi) da tutta la cristianità. Ho scoperto che c'erano manoscritti ecclesiastici, che si “usicchiava” il latino, che in Islanda si è usato fino all'età moderna come nel resto dell'Europa come lingua franca, vale a dire che ho scoperto proprio un altro mondo che un po' mi ha scioccato all'inizio, un sentimento che succede un po' a tutti quelli che si approcciano a questo campo e che in tanti mollano perché è una delusione!” Immagino lo shock… “Io arrivo perché voglio studiare Thor e Odino nel momento in cui mi dicono ‘guarda abbiamo due testi in croce sono questi’ e poi scopro che tutto il resto è roba cristiana allora dico porca miseria non sono venuto qua per questo!” Ma sei rimasto invece “Nel mio caso invece è stato interessantissimo cioè ho cercato di trovare un luogo per me e ho cercato di insistere su questa strada non è stata una delusione è stato più uno shock, per spiegarlo agli altri faccio sempre l'esempio di Santa Lucia che qua a Cremona [città natale di Roberto, ndr] è lei che porta i regali ai bambini. Io mi ricordo quando ho iniziato a sospettare che Santa Lucia non esistesse ho iniziato a spingere per farmi dire la verità, quando l'ho scoperta mi sono sentito felice perché sì avevo perso la magia di tutta questa cosa qua, però mi sono sentito grande ho detto ‘ho finalmente scoperto la verità’, altri bambini che conoscevo hanno avuto una reazione molto diversa dalla mia. Pianti disperati perché gli era crollato tutto il mondo che si erano creati intorno a questa figura”.
⛪ La cristianizzazione dell’Islanda e la sorte del paganesimo
“Io ho semplicemente preso atto del fatto che l'Islanda nell'anno 1000 si converte e cambia radicalmente faccia e quello che succede è semplicemente questo: loro venivano da una situazione dove la religione non era istituzionalizzata in modo molto accentrato nel senso che esisteva era gestita in modo un po' forse dovrei dire raffazzonato dai signori locali che presiedevano le cerimonie non erano dei sacerdoti come li intendiamo noi semplicemente erano delle figure di spicco che quando c'era da dar fuoco a qualche animale da sacrificare o cose del genere loro erano lì che operavano, non sappiamo esattamente quello che facevano perché non ci è stato tramandato in modo chiaro per cui non abbiamo idea se ci fosse una liturgia codificata, probabilmente non c'era, di fatto gli studiosi oggi non parlano più di religione neopagana perché è proprio sbagliato uno si immagina che fosse una religione come il cristianesimo o l'islam chiaramente codificata e istituzionalizzata qui si parla oggi di sistemi di credenze nel senso che di villaggio in villaggio di famiglia in famiglia cambiavano le divinità preferite cambiavano molto probabilmente i riti, gli ordini gli oggetti (se c'erano) e le consuetudini non c'erano spazi religiosi chiusi per quanto ne sappiamo in Islanda molto probabilmente i riti si svolgevano di più all'aperto. Quello che ci viene tramandato rispetto a questo mondo precristiano arriva 200 anni dopo la conversione, risente tantissimo dell'immaginario religioso che i cristiani islandesi avevano tra XIII e XIV secolo per cui loro descrivono i templi pagani come delle chiese cristiane che è la stessa cosa che succede per esempio nel fantasy moderno: basta pensare a cose come Game of Thrones in cui ci sono i septon che ricordano tantissimo la religione cristiana in particolare la confessione cattolica, perché noi abbiamo il nostro materiale di base che è l'esperienza quotidiana e partiamo da lì di solito per inventarci o immaginarci anche il passato”.
I miei ricordi universitari riaffiorano, ci sono cronache della Conquista del Messico da parte degli spagnoli in cui i templi mexica vengono paragonati alle moschee dell’Islam. Chiunque abbia visto una moschea sa che non si somigliano per nulla, ma le categorie dei cronisti erano queste: qual è la cosa più lontana ed esotica per un lettore europeo che non vedrà mai le Americhe? Le moschee che nella Spagna appena riconquistata non erano sconosciute. Si lavora con quello che si ha come dice Roberto. “Esattamente, ma questo è lo stesso fenomeno tra l'altro linguistico per cui quando compare un oggetto o un concetto nuovo si può prendere un altro che ci assomiglia appiccicarci un aggettivo davanti come la mela o pomo che in italiano si fa il pomodoro in inglese l’ananas diventa pineapple che è la “mela vino o pigna” ecco e in francese il pomme de terre o il “pomo di terra” cioè la patata: ovviamente nessuno di questi tre è una mela però hanno provato a descriverla così comunque. Ecco succede questo cambiamento epocale in Islanda che poi ha anche un impatto sulla morale io quando mi rivolgo ai neopagani di oggi faccio questa obiezione. Di solito questi svicolano dicendo ‘no ma lo sappiamo noi non è che abbiamo la pretesa di essere come quelli antichi’, perché la morale precristiana era brutale: voleva dire lasciare un bambino morire al freddo se i genitori non lo volevano, oppure risolvere un torto con una faida, voleva dire farsi giustizia da soli o di avere il diritto alla vendetta per ragioni di onore. Quando gli islandesi diventano cristiani invece tutte queste cose mutano non dall'oggi al domani ci mettono qualche generazione - due o tre - poi questo è un altro punto dove i neopagani spingono tantissimo perché viene sempre detto, seppur in modo molto vago che il paganesimo poi è sopravvissuto perché le fonti scrivono in modo peraltro molto succinto, che sì nell'anno 1000 si decide di diventare cristiani le leggi vengono emendate allo scopo però vengono lasciate un paio di dispense cioè non si poteva mangiare la carne di cavallo, che era considerata tabù perché era l'animale sacro per i pagani per cui niente carne di cavallo per i cristiani, in teoria c'era questa dispensa per qualche anno di poter lasciar morire i pagani i figli indesiderati e poi quella di poter fare sacrifici agli dèi in privato ma non in pubblico altrimenti c'era la multa. Ma poi le fonti dicono dopo pochi inverni anche queste dispense sono state abolite. Naturalmente c’è chi – per opportunismo - sostiene questa idea che la religione pagana antica sia sopravvissuta fino ai giorni nostri in segreto e che adesso sia uscita di nuovo allo scoperto è una sciocchezza proprio imbarazzante, così come una sciocchezza quella di credere che l'immagine delle streghe che erano delle erboriste che seguivano il culto della dea Madre nei boschi alle periferie dei centri abitati in Europa che sarebbero state bruciate dalla Santa Inquisizione erano in realtà delle seguaci di un antico culto sopravvissuto al cristianesimo quando sono tutte invenzioni moderne che piacciono tanto a chi si è inventato dei nuovi culti new age e che vorrebbe nobilitarli conferendo loro un'aura di antichità storica. Questo è il punto sul quale io insisto di più io non ho nessun problema se la gente vuole riunirsi e fare i falò e danzare intorno al fuoco venerare la dea Madre o cose del genere, l'importante è che non faccia due cose: non si inventi un passato antico che non esiste per questi atti e non si cerchi di screditare o di sminuire il passato cristiano che ha la loro nazione, non perché mi interessi particolarmente la religione cristiana dal punto di vista confessionale ma proprio perché si tratta di rendere giustizia alla storia” . Che poi ci sarebbe tutto il tema del sacrificio, centrale nel paganesimo stando a tutte le fonti anche letterarie, e totalmente assente nei culti moderni. Per chi volesse approfondire ne parlai qui.
🙅 Politicamente corretto o censura sociale?
Ma andiamo oltre: “Oggi l'Islanda è una nazione post cristiana come il resto d'Europa, dove più, dove meno, in cui la maggior parte degli abitanti è ateo, ma poi però se c'è un battesimo se c'è una cresima un matrimonio un funerale si va in chiesa mentre noi magari abbiamo di più ok io sono ateo mi sposo in comune loro sono atei però magari si sposano e fanno battezzare i figli lo stesso ma perché si tratta di tradizioni che vengono vissute come secolarizzate la cui funzione però è sempre svolta dalla chiesa tradizionale invece di essere stata appropriata da istituzioni laiche pubbliche”. Ma come si vive in Islanda? “Essendo una persona calorosa dal punto di vista climatico io ci sto benissimo in Islanda [ride], ma è dal punto di vista sociale che mi trovo meglio rispetto all'Italia, per questioni caratteriali ho poca pazienza per i formalismi l'uso dei titoli, le forme di cortesia quelle cose lì. Mi ricordo il trauma quando ho iniziato ad andare alle medie a dover dare del Lei ai professori per cui l'Islanda, essendo una società molto livellata, per certi versi corrisponde di più al mio modo ideale di organizzazione: non mi piacciono tanto le società gerarchiche stratificate dove c'è il padrone con cui devi fare lo ossequioso e se invece sei tu il padrone allora devi tenere un'alterità per mantenere la tua aura di potere e di rispetto nei tuoi subalterni ecco tutto questo in Islanda non c'è. Invece vivo un pochino male, ne parlo sempre con gli islandesi ma tante volte sono d'accordo anche loro, per via della questione luterana di cui sopra, cioè il fatto che il valore massimo sia la libertà personale ma che questa libertà personale – che poi di fatto si traduce in una situazione di incompatibilità di visuali, di opinioni, eccetera - ha fatto sì che alla fine venisse creata una sorta di Frankenstein ideologico in Islanda per cui ci sono tutta una serie di opinioni ortodosse alle quali poi la maggioranza (in teoria) si deve adeguare altrimenti parte lo stigma sociale” dice. “Paradossalmente, a mio avviso, in Italia c'è molta più libertà di espressione che poi magari qualcuno può dire - e lo capisco benissimo! - non è bello che ci siano persone che si esprimono in questo modo che esprimono certe opinioni e che certe opinioni andrebbero proibite ecco io vivo in una società dove anche se non formalmente ma informalmente certe opinioni sono quasi proibite e non è proprio bellissimo questo perché è il fatto del far passare l'idea che sia lecito proibire alcune idee è un'arma a doppio taglio perché nel momento in cui le idee sono quelle aberranti come le discriminazioni razziali, sessuali, eccetera ok tutto bene ma ci vuole veramente poco perché in una situazione del genere le idee lecite diventino idee che noi adesso troviamo aberranti e che quelle non lecite siano invece quelle che noi adesso consideriamo come corrette. È proprio l'idea della lista di cose che è lecito pensare e cose che non è lecito pensare che io trovo molto pericolosa e in Islanda purtroppo è un pochino così poi anche lì ci sono gli sfoghi nei commenti social di fronte a questo o quel tema scottante, però nel dibattito pubblico molto meno cioè in televisione per dire o in radio in Italia se ne sentono di ogni a destra e a sinistra e in Islanda molto meno. Poi c'è anche questa tendenza per cui cercano sempre di essere d'accordo nelle conversazioni, anche da bar, perché non essere d'accordo causa un disagio che poi rende i rapporti sociali difficili perché crea imbarazzo. “Io sono cresciuto vedendo gente al bar, che magari manco si conosce, iniziare a parlare ad alta voce, fare i comizi e c'è gente che è lì seduta che interviene e si mette a litigare ma poi alla fine della questione amici come prima ed è soltanto un modo di scambiarsi le idee”, credo sia la normalità in qualsiasi bar di quartiere o di paese in effetti. “In Islanda - riprende Roberto - questo non c'è e, secondo me, è molto è brutto perché c'è troppa identificazione con la propria ideologia o con l'ortodossia ideologica in vigore che poi porta a domandarmi quante persone in realtà credano veramente a questa ortodossia che manifestano di seguire perché nel momento in cui tu sai che vivi in un contesto dove certi pensieri non sono tollerati ti domandi quante persone nascondono quei pensieri per paura di ripercussione o quanti invece negli anni venti sarebbero i primi a fare i delatori a denunciare i loro vicini di casa, ecco sono le persone che si adeguano allo spirito del tempo”. “Io invece sono più interessato a vedere genuinamente nel cuore di ognuno di noi che cosa c'è anche perché tante volte trovi cose che non ti aspetti, prospettive che ti fanno pensare che ti fanno riconsiderare le tue posizioni e quindi da quel punto di vista secondo me l'Italia è molto più stimolante! Mi dispiace che gli italiani non colgano abbastanza questa peculiarità perché è molto facile fermarsi al fatto che uno ha detto una cosa che ti scandalizza che non ti piace che trovi orrenda e volerlo silenziare perché non la vuoi sentire e vorresti una società libera da quelle cose lì, dimenticando che anche il famoso detto che anche l'orologio è rotto due volte al giorno batte l'ora corretta. Anche queste persone magari in qualche occasione hanno qualcosa di giusto da dire quando noi invece siamo nel torto, per cui è molto importante tollerare il più possibile prospettive diverse per crescere dialogando. L'Islanda paradossalmente è rimasta in questa sorta di limbo ideologico per cui si è instaurata un'ortodossia che la gente è un po' restia a lasciare”.
🤬 L’influenza nordamericana sull’Islanda: il linguaggio come problema politico
Io penso che la geografia abbia un peso e il fatto dell'Islanda di essere così decentrata rispetto al resto del continente europeo e di essere così vicina per esempio agli Stati Uniti, al Canada su questo aspetto ha un impatto, è così secondo te? “Tantissimo perché alcune delle espressioni linguistiche o mode diciamo politiche che stanno arrivando in Italia adesso in Islanda ci sono già da sei anni e negli Stati Uniti sono nate otto anni fa per dire per cui in Islanda arriva tutto un pochino prima. Mi riferisco per esempio a certe questioni sul linguaggio di genere i pronomi certe frasi un po' che vengono tradotte direttamente dall'inglese in Islanda c'erano già che ne so nel 2016 in Italia iniziano a sentirsi un po' di più” Ecco tu che sei un linguista di formazione cosa pensi di questo dibattito in Italia? Da linguista e da persona che vive quotidianamente un modo di pensare e una lingua che non è quella materna e che però appunto ha un background molto diverso cioè riesce a vedere forse più di chi è immerso nella propria lingua costantemente queste cose, hai insomma un osservatorio privilegiato da questo punto di vista che cosa pensi? “Chiaramente questo stesso dibattito traslato sull'italiano che ha il maschile e il femminile anche sugli oggetti, tanto per dirne una, ha un impatto molto più significativo sull'islandese come è invece la situazione io penso che più lingue conosci più ti rendi conto di quanto questi dibattiti siano costruiti veramente sul nulla o partano da fraintendimenti colossali sul funzionamento delle lingue nel senso che è uscito un articolo dettagliatissimo del forse più importante linguista islandese, Höskuldur Þráinsson un professore, adesso in pensione, su questa questione giusto una settimana fa (tre, ndr) che ha avuto molta risonanza perché in islandese sono sopravvissuti ancora a differenza dell'italiano tre generi grammaticali per cui c'è il maschile e il femminile anche il neutro solo che il neutro così come il maschile e il femminile non sono generi pensati per corrispondere al 100% a elementi di natura sessuale sono semplicemente delle categorie linguistiche che hanno la funzione di rendere più facile capire cosa si riferisce a che cosa in una frase lunga per cui se tu hai una frase in cui dici ‘nello zoo ci sono una giraffa un leone e una ape’ e dici lei era alta capisci che lei è la giraffa e non il leone perché il leone è maschile però magari la giraffa è maschio. Il genere grammaticale crea– semplifico - una diversità di simboli e di desinenze che rendono facile disambiguare durante il discorso”.
“Io sono dell'avviso che siccome la grammatica nella maggior parte dei casi lo prevede sia assolutamente lecito trasformare un maschile in un femminile per cui ho sempre trovato più corretto dire la sindaca, la ministra, l'avvocata perché se dico il bambino e la bambina allora dico anche l'avvocato o l'avvocata però in italiano un'operazione di questo tipo è un pochino più semplice perché basta cambiare una vocale nel caso in cui uno lo voglia fare in islandese invece non c'è tutta questa flessibilità è più difficile derivare un femminile da un maschile quando si tratta di sostantivi per cui noi possiamo dire italiano, italiana mentre in islandese un islandese è sempre maschile grammaticalmente anche se è un islandese femmina stessa cosa per i nomi di tante professioni perché in molti casi sono dei composti che partono dall'attività seguiti da uomo cioè l'artista è l'uomo dell'arte e ovviamente uomo, esattamente come in italiano, una volta significava essere umano non “essere umano maschio” adesso è un po' in bilico la situazione nel senso che tante volte si dice uomo intendendolo essere umano maschio ma in altri casi no per cui ci sono le femministe che spingono tanto sul fatto che uomo voglia dire essere umano maschio ci sono quelli che invece dicono no ma guardate che vuol dire essere umano in generale. Anche il termine maschile sovraesteso è un termine sbagliato perché maschile sovraesteso è un termine ideologizzato che è stato coniato appunto dai femministi perché se tu senti dire maschile sovraesteso pensi già ad una sorta di invasione di spazio che non ti appartiene in realtà non c'è il maschile sovraesteso proprio perché quando è nato questo uso del maschile grammaticale che si riferiva anche a individui di sesso femminile. Il femminile grammaticale non esisteva proprio nell'indoeuropeo, c'era il genere animato che includeva di solito elementi naturali come il sole la luna, il vento cioè cose che si percepivano avere uno spirito e ovviamente anche gli esseri umani (maschi e femmine) e avevano lo stesso genere grammaticale che era quello animato e poi c'era il genere non animato. Nelle lingue storiche il genere non animato è diventato il neutro quello animato invece di solito è diventato il maschile ma dal plurale del neutro è spuntato il femminile. Cosa è successo però? Che l'uso antico di adoperare il genere animato per maschile e femminile lo abbiamo mantenuto per i plurali per cui quando noi diciamo ‘ciao a tutti’ non stiamo usando un maschile sovraesteso dal punto di vista storico, stiamo usando l'antico genere animato per cui si potrebbe ribaltare il punto di vista e dire che sono gli uomini-maschi in “svantaggio” perché gli uomini-femmine hanno un loro genere dedicato nel plurale cioè ‘ciao a tutte’ vuol dire solo tutte le femmine mentre tutti può voler dire sia tutti uomini sia tutti mescolati quindi capisci che sono delle discussioni che lasciano il tempo che trovano. Poi io trovo che sia - e questo lo considero il nocciolo della questione - estremamente ingenuo nonostante la gente si sia illusa dall'alba dei tempi che sia veramente possibile modificare il pensiero altrui semplicemente forzandolo a parlare in un certo modo perché l'ideologia è questa. A parte il fatto che anche se fosse possibile io non lo considero lecito moralmente. Io condivido che sia auspicabile una società più inclusiva, ma poi si sdogana un modus operandi pericoloso di voler forzare un uso del linguaggio e del pensiero piegato ideologicamente. Oggi ci piace ma domani potrebbe arrivare un pensiero dominante aberrante e pretendere la stessa libertà d’azione. In Islanda, per fare un esempio, da qualche tempo circola l’idea di usare il neutro al posto del “maschile sovraesteso” che c'è pure in islandese per cui siete tutti benvenuti loro vorrebbero dire con il neutro. In italiano non ce l'abbiamo più però le desinenze del neutro in italiano plurale sarebbero le -a come le ossa, le lenzuola eccetera quindi sarebbe benvenuta che ovviamente è molto innaturale. L'articolo che ti menzionavo prima di questo linguista faceva l'esempio di un'altra lingua nordica che è il faroese parlato nelle Isole Faroe, perché è quella più vicina all'islandese per tutti i versi praticamente è un po' come il francese e l'italiano come vicinanza, in questa lingua già secoli fa è successo naturalmente che il neutro abbia preso il ruolo di genere preferito quando si tratta di uomini e donne mescolati questo non è nato perché qualche femminista nel 1700 si è svegliato e ha detto dobbiamo iniziare a fare così perché è più inclusivo, è successo e basta un femminista islandese direbbe lo vedete c'è il precedente i faroesi lo sanno già lo fanno già il problema è che come ho detto loro lo fanno perché è successo non perché gli è stato imposto ma poi la società faroese è estremamente conservativa e particolarmente anche discriminatoria quando si tratta di minoranze sessuali e questo linguista lo spiegava: i faroesi è già da almeno un paio di secoli che hanno il neutro nella loro lingua per non distinguere maschi e femmine non mi pare che questo abbia giovato particolarmente alla causa dei diritti civili visto che i faroesi, lui non lo dice in modo così diretto però lo fa capire, sono molto più indietro rispetto all'Islanda sul fronte dei diritti civili per cui chiaramente la lingua non c'entra granché”.
🧝 Il folklore islandese, una miniera di sapere
A proposito di linguaggio c’è un grande tema di rivisitazione delle favole e dei loro contenuti, tu sei tornato in Italia anche per presentare questa raccolta di favole e racconti del folklore islandese che hai curato per Mondadori. Noi abbiamo una percezione di molte delle favole classiche mediata dalla Disney, quando già la raccolta dei Fratelli Grimm era più cruda e irriverente rispetto ai canoni moderni. Nei racconti islandesi la gente muore male vero? “Si, molti morti ammazzati, sbudellamenti da parte di troll, elfi che ammazzano di botte gente che ha profanato le loro chiese ce n'è di ogni praticamente c'è un po' di crudezza, ci sono bambini che vengono abbandonati neonati i cui fantasmi poi vanno a perseguitare le madri che li hanno abbandonati e queste impazziscono insomma ci sono elementi disturbanti perché non bisogna mai trascurare l'intento didascalico di questi racconti noi pensiamo alle fiabe prima di tutto come intrattenimento per bambini prima di andare a dormire o cose del genere, queste fiabe invece erano semplicemente anzi non semplicemente ma complessamente una sorta di rivisitazione popolare della cultura del loro tempo nel senso più un lato possibile, ovvero cultura nel senso di conoscenza di cose di vita anche ma anche di valori per cui invece di andare a dire alle ragazze non restate incinte prima del matrimonio e non abbandonate i figli, si racconta loro che sennò i fantasmi ti vengono perché è una brutta cosa da fare ed è immorale. Si raccontava la storia del fantasma del bambino che va a perseguitare la madre che lo ha abbandonato e lo stesso tipo di conoscenza ma trasmesso in un modo popolare più efficace e più magari anche comprensibile dai bambini, perché il bambino lo capisce dalla storia del fantasma che la mamma ha fatto una cosa brutta abbandonando il piccolino invece se magari glielo spieghi in modo asettico come norma comportamentale nuda e cruda non è così incisivo come il racconto”. In effetti il potere del racconto, della favola, è realmente performativo nei confronti della costruzione del pensiero, specie da piccoli. C’è un momento per ogni cosa e poi da grande deciderai come decostruire quella storia e trarne una norma o meno. Nelle società tradizionali è così che si trasmette come si sta al mondo e lo devi imparare in fretta i codici, non ci sono le scuole ci sono le famiglie, le famiglie allargate e ci si racconta le storie per tramandare il come si sta al mondo e quali sono i valori sono una sorta di sussidiario orale. “Esattamente e hanno un impatto fortissimo”. Qual è diciamo la tua preferita di questa raccolta? “Ce ne sono un po' tante di solito quella che racconto di più è la storia del Diacono di Fiume Scuro, il diacono di Mirkau è la storia di un diacono che abita in una fattori ed è innamorato di una ragazza che lo ricambia che vive in una fattoria un po' più di là dalla valle che sta nella casa del prete di quella fattoria e un giorno va lì a chiacchierare con lei e la invita a Natale a Fiume Scuro e lei tutta contenta accetta poi la sera lui se ne torna a casa sua e sulla strada si accorge che c'è stato un disgelo per cui i fiumi si sono ingrossati pezzi di ghiaccio ovunque lui prova ad attraversare il fiume, il ghiaccio si rompe e quando è in acqua un pezzo di ghiaccio gli colpisce la nuca e lui muore. La mattina dopo viene trovato il cadavere dall'altro lato del fiume lo seppelliscono nel cimitero della sua fattoria. Il fiume è ingrossato la sera di Natale c'è la ragazza che si sta preparando tutta contenta perché si aspetta che il suo amato lo vada a prendere per portarla a casa a festeggiare, bussano alla porta e la sua amica va ad aprire non c'è nessuno chiude bussano ancora la ragazza dice ‘ah questo sarà uno scherzo per me’ si affretta fuori non è neanche riuscita a mettersi tutto il cappotto c'è una manica sfilata che si butta sul collo apre la porta la luna è nascosta dalle nuvole vede soltanto una sagoma di un uomo con un cavallo poco distante pensa che sia il diacono, questo la solleva senza dir niente la mette sulla sella e poi si mette in sella lui stesso davanti a lei iniziano a cavalcare in silenzio a una certa arriva nel fiume, ci sono dei cumuli di ghiaccio il cavallo compie un balzo da un lato all'altro del fiume e proprio in quel momento il cappello del diacono si solleva sulla sua nuca, la luce della luna esce filtra tra le nuvole la ragazza vede che quel cranio è un teschio nudo e in quel momento lo scheletro, il fantasma dice la luna scorre la morte accorre vedi la bianca ferita inferta sulla mia nuca aperta nella storia italiana ho tradotto il nome della ragazza come Dionisia e il fantasma la chiama Danisia mia Danisia perché un fantasma non può pronunciare il nome di Dio per cui non può dire Dionisia e dice Danisia e la ragazza è terrorizzata dopo un po' arrivano alla fattoria Fiume Scuro e il fantasma le dice rimani qui mentre leggo il cavallo e lei nel panico corre verso la chiesa. Sulla facciata c'è appesa la campana inizia a suonarla e si sente strattonare per la manica che non era riuscita ad infilarsi la quale si strappa e lei vede che il diacono viene trascinato al suono della campana di nuovo dentro alla sua tomba, con tutto quello scampanare la gente della fattoria esce fuori e le viene detto che il diacono era morto lei dice “sì lo so perché ho visto il suo fantasma” non può tornare a casa perché i fiumi sono ingrossati rimane lì a Fiume Scuro per qualche giorno e tutte le notti il fantasma del diacono ritorna e devono rimanere lì svegli tutti a leggere le preghiere per tenere il fantasma a bada fino a che viene chiamato uno stregone dal fiordo vicino che con un incantesimo fa rotolare un grosso masso che finisce sulla tomba del diacono, da allora il diacono non ha più dato noia però la pietra è ancora lì su quella fattoria” Qual è il significato? “È stato interpretato questo come appunto la rivisitazione dell'idea che si è rintracciata in una fonte, tra l’altro, araba sui popoli del nord (ci hanno fatto anche un film su questa fonte, il Tredicesimo guerriero con Banderas), in quel resoconto si parla del capo - non si capisce bene se sono svedesi nordici comunque - che quando muore prendono una ragazza la violentano e ammazzano per seppellirla insieme al signore così ha la donna con lui nell’aldilà. In tante società c’era il costume di ammazzare le mogli e seppellirle. Con l’arrivo della religione cristiana cos'è che si dice quando due si sposano? “amatevi bla bla bla finché morte non vi separi” esatto ecco nella religione precristiana la morte non separava il marito e la moglie ma nell'ottica cristiana la non separazione è una cosa aberrante, il fantasma che vuole trascinarsi la ragazza con sé nella tomba racconta questa tradizione che viene interrotta. Questa è una delle storie più famose in Islanda la conoscono tutti e secondo me è anche una di quelle letterariamente più riuscito perché poi tante di queste storie sono un po' rozze crude che è un loro pregio bada bene perché i Fratelli Grimm per esempio hanno compiuto un'operazione se vogliamo un po' illecita anche Calvino ha fatto questa cosa cioè hanno un pochino rivisitato e abbellito il linguaggio e la trama anche dei racconti mentre il compilatore di questi racconti islandesi Yon Arnason era molto moderno nella sua prospettiva: lui ai suoi aiutanti ha dato istruzioni precisissime di registrare letteralmente quello che veniva detto dai contadini che raccontavano queste storie per cui è una testimonianza, un dato storico incredibile quello che noi abbiamo e il prezzo che paghiamo è che queste storie non sono sempre così leggibili ed eleganti come quelle di Andersen o dei fratelli Grimm”.
Grazie mille Roberto!
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📖 Consigli di lettura
🎸 Si parla tanto di Taylor Swift. Qualche mese fa in Germania un pastore protestante ha portato in chiesa una selezione di canzoni dell’artista americana. Lo racconta Rolling Stones.
Per oggi basta che il testo era già lungo di suo…
🫶 Siamo arrivati alla fine di questa newsletter, spero ti sia piaciuta. Dammi un feedback se puoi ma soprattutto - se questo mio lavoro ti piace - fai conoscere ai tuoi amici questo progetto, vuoi? Intanto alla prossima settimana!
Molto interessante, specie il passaggio sul genere animato/inanimato nella linguistica ❤️
Molto interessante! Penso che porterò in classe la parte iniziale: spesso emerge l'idea che certe opinioni andrebbero "bandite e basta". Grazie.