☯️#40 Il ritorno di Confucio in Cina
L'ateismo di Pechino guarda con favore ad una filosofia che - strumentalmente - viene usata per giustificare il potere e lo status quo
📬Questa è Sacro&Profano, la newsletter che ogni settimana ti fa capire due o tre cose sul mondo attraverso le lenti della religione, senza essere confessionale.
Ci avviciniamo alla fine di un anno di questa newsletter e al contempo a uno degli eventi centrali della cristianità: il Natale. Ma anche ad una figura a cui devo molto in relazione alla mia formazione culturale. René Girard che morì nel 2015 ma proprio il giorno di Natale del 1923 nacque. Credo che l’ultima o la penultima newsletter dell’anno la dedicherò a lui e al suo pensiero con, spero, un mini annuncio.
Fine del prologo, si comincia!
Il Confucianesimo è un sistema filosofico ed etico nato in Cina, fondato sugli insegnamenti di Confucio, vissuto tra il VI e il V secolo a.C. Questa dottrina si concentra su valori morali fondamentali, che mirano a creare una società armoniosa attraverso lo sviluppo della virtù individuale e collettiva.
⚠️ Ma il Confucianesimo è una religione?
In caso ve lo steste legittimamente chiedendo, questo è quello che dice il Pew Research Center sull’argomento:
Relativamente poche persone nell'Asia orientale sembrano considerare il confucianesimo una religione , un termine spesso inteso come riferito a forme di religione organizzate e gerarchiche, come il cristianesimo. Le persone in questi luoghi non si identificano quasi mai come confuciane quando vengono interrogate sulla loro religione. Pregare o offrire rispetto a Confucio è raro e le percentuali di ciò sono molto più basse delle percentuali di preghiera a Guanyin , una divinità associata alla compassione , e a Buddha. Ad esempio, a Taiwan, solo il 26% afferma di venerare Confucio, ma percentuali molto più grandi affermano di pregare Guanyin (69%) o Buddha (46%).
Tuttavia, alcuni studiosi sostengono che le credenze e le pratiche confuciane lo rendano una religione.
Ad esempio, gli insegnamenti confuciani implicano la fede nell'esistenza di tian , un potere divino invisibile, solitamente tradotto come "paradiso", che controlla il fato e il destino degli esseri umani. E alcune tradizioni confuciane, come le cerimonie commemorative di Confucio e la venerazione degli antenati, assomigliano a rituali religiosi.
Per me è sufficiente, ma in realtà non è nemmeno un vero problema. E’ un sistema di credenze, organizza la vita delle persone e anche le società, quindi a mio avviso è molto interessante da esplorare, anche per gli effetti che ha sulle società asiatiche e - come indagato dal Pew - sugli asiatici della diaspora.
🏛️ 5 Concetti fondamentali
Andiamo al sodo: al centro di questa filosofia vi è il concetto di Rén (仁), traducibile come benevolenza o umanità. Questo principio sottolinea l'importanza della compassione e dell'empatia verso gli altri, considerate le basi per una vita virtuosa. Confucio riteneva che il Rén fosse la qualità che distingue gli esseri umani e il fondamento di relazioni significative. Esso implica amare il prossimo e agire in modo altruistico, promuovendo così una società giusta e solidale.
Un altro aspetto cruciale del Confucianesimo è il Li (礼), che può essere tradotto come "riti" o "correttezza". Si tratta di un insieme di norme e comportamenti che regolano le relazioni sociali e il rispetto delle tradizioni. Secondo Confucio, il Li serve a educare le persone a vivere in armonia, rispettando ruoli e responsabilità in famiglia e nella società. Questi rituali, che vanno dalle cerimonie religiose alle buone maniere quotidiane, non sono solo atti formali, ma espressioni concrete di rispetto e disciplina che aiutano a mantenere l'ordine sociale.
Un terzo principio fondamentale è il Yi (义), che rappresenta la rettitudine morale e la giustizia. Il Yi riguarda la capacità di distinguere il giusto dallo sbagliato e di agire secondo principi etici, anche quando questo richiede sacrifici personali. Confucio sottolineava che il vero valore di un individuo risiede nella sua integrità morale e nella determinazione a seguire ciò che è giusto, indipendentemente dal vantaggio personale. Questa virtù è considerata essenziale per mantenere la coerenza morale e per guidare le scelte individuali in contesti complessi.
Tra i valori più importanti del Confucianesimo vi è anche il Zhi (智), che significa saggezza o conoscenza. Per Confucio, l'apprendimento continuo e la riflessione erano fondamentali per sviluppare una mente critica e capace di discernere il giusto corso d'azione. La saggezza non si limita all'accumulo di conoscenze, ma include la capacità di applicarle nella vita quotidiana per migliorare se stessi e contribuire al bene comune. Questo impegno per lo studio e la riflessione personale è strettamente legato alla ricerca della perfezione morale.
Infine, il Xin (信), tradotto come integrità o fiducia, rappresenta un altro pilastro del Confucianesimo. Questa virtù si concentra sull'importanza dell'onestà e della fedeltà nelle relazioni interpersonali. Confucio credeva che la fiducia reciproca fosse essenziale per costruire legami solidi e mantenere l'armonia sociale. Agire con sincerità e mantenere le promesse sono espressioni fondamentali del Xin, che rafforzano la coesione all'interno della famiglia e della comunità.
Questi cinque aspetti – Rén, Li, Yi, Zhi e Xin – costituiscono i cardini del Confucianesimo e interagiscono per formare una visione completa della vita etica. Essi non si applicano solo alla sfera personale, ma influenzano profondamente la struttura familiare e sociale, guidando il comportamento umano verso un ideale di armonia universale. L'enfasi posta sull'educazione e sulle relazioni interpersonali dimostra come il Confucianesimo sia stato non solo un sistema filosofico, ma anche una guida pratica per una società stabile e virtuosa (Treccani).
simbolo del confucianesimo
🐉 Il ritorno di Confucio nella Cina imperiale. Comunista.
L'integrazione del Confucianesimo nella Cina comunista è un processo complesso, segnato da periodi di repressione, rivalutazione e infine una sorta di recupero strategico. Sotto il Partito Comunista Cinese (PCC), il Confucianesimo ha subito significative reinterpretazioni per adattarsi al contesto politico e sociale del socialismo con caratteristiche cinesi, specialmente a partire dalla fine del XX secolo.
Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976), il Confucianesimo fu apertamente osteggiato. Mao Zedong lo considerava un retaggio del passato feudale, simbolo dell'oppressione patriarcale e dell'ineguaglianza sociale. Le istituzioni confuciane furono smantellate, e le sue dottrine furono condannate come ostacoli al progresso rivoluzionario. In questo periodo, il Confucianesimo venne dipinto come antitetico al comunismo, in quanto i suoi valori di gerarchia e tradizionalismo contrastavano con l'ideologia maoista di egualitarismo e trasformazione radicale (China-Files).
Tuttavia, con le riforme economiche avviate da Deng Xiaoping negli anni '80, il ruolo del Confucianesimo iniziò a cambiare. La Cina si trovava di fronte a sfide sociali ed economiche senza precedenti, e i leader del PCC riconobbero la necessità di promuovere un nuovo sistema di valori per mantenere la coesione sociale. Fu in questo contesto che il Confucianesimo cominciò a essere riconsiderato come una risorsa culturale e morale utile. I suoi insegnamenti sull'armonia, la gerarchia e la stabilità sociale furono rivalutati e reinterpretati per adattarsi agli obiettivi del partito (Limes).
Con l’ascesa di Xi Jinping, il Confucianesimo ha assunto un ruolo ancora più centrale nella narrativa ufficiale del governo. Xi ha enfatizzato l'importanza della cultura tradizionale cinese, compreso il Confucianesimo, come base per il "sogno cinese" di rinascita nazionale. I valori confuciani sono stati integrati nel discorso politico per legittimare il potere del Partito e promuovere un'identità culturale unificata. Ad esempio, l'idea di armonia sociale, un concetto chiave del Confucianesimo, è stata utilizzata per giustificare politiche che enfatizzano la stabilità e il controllo sociale. Inoltre, l'attenzione di Confucio alla famiglia e all'educazione è stata sfruttata per rafforzare programmi statali incentrati sui valori morali e civici (Into-It).
📖 La cultura come potere
Il Confucianesimo è anche diventato uno strumento di soft power per la Cina a livello internazionale. Gli Istituti Confucio, presenti in tutto il mondo, promuovono non solo la lingua cinese ma anche i valori culturali tradizionali, dipingendo un’immagine della Cina come una nazione ricca di saggezza e tradizioni millenarie. Questo approccio è servito a contrastare le critiche occidentali sul modello politico cinese, offrendo una visione alternativa di sviluppo basata su valori asiatici piuttosto che su principi democratici liberali (Orizzonte Cina).
Va notato, tuttavia, che l'attuale utilizzo del Confucianesimo da parte del governo cinese non è un ritorno autentico alla filosofia di Confucio, ma piuttosto una sua strumentalizzazione politica. Alcuni studiosi e osservatori criticano questa tendenza, sostenendo che l’enfasi sul Confucianesimo è più un'operazione propagandistica che una genuina rinascita filosofica. Il Confucianesimo di Xi Jinping è una versione modernizzata e selettiva, che enfatizza gli aspetti utili alla legittimazione del potere del Partito, mentre ignora o sopprime elementi che potrebbero entrare in conflitto con l'autorità statale, come il concetto di governo morale basato sulla virtù personale del sovrano.
In definitiva, il Confucianesimo è passato da essere un ostacolo ideologico a una risorsa politica e culturale per il governo cinese. La sua integrazione nella Cina comunista rappresenta un esempio di come le tradizioni storiche possano essere reinterpretate per servire le necessità di un regime moderno, combinando elementi di continuità culturale con strategie di legittimazione politica.
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si occupa di IRC e di come innovarne la didattica attraverso i videogiochi. Uno spunto validissimo!Dal canto suo
ha fatto il punto post elezioni americane e vista la densità delle cose che scrive vi consiglio di leggere questo post:📰 Consigli di lettura
Intervista di Avvenire alla storica Anna Foa sul tema dell’antisemitismo, sull’onda di un breve pamphlet che lei stessa ha pubblicato con Laterza “Il suicidio di Israele”:
«Angosciata e senza parole». Così la storica Anna Foa, autrice di numerose opere di storia moderna, tra le quali diverse sugli ebrei in Europa e in Italia, definisce il suo stato d’animo di fronte a quanto accaduto il 7 ottobre e all’ondata di parole, simboli e atti antisemiti in tutto il mondo: dagli Usa all’ex Urss, passando per l’Europa, Germania, Francia e anche da noi, a Milano e Roma. La distruzione delle pietre d’inciampo, la profanazione dei cimiteri, le parole d’ordine nei cortei «sono certamente antisemitismo e prendono la forma dell’antisemitismo, ma sono anche gli echi di una situazione che ha voluto scatenare questo. Mi domando: come mai sono così forti nel momento in cui c’è stato un attacco così forte contro gli ebrei, contro Israele. È come se fosse stato più facile sostenere le ragioni di chi ha massacrato».
🫶 Siamo arrivati alla fine di questa newsletter, spero ti sia piaciuta. Dammi un feedback se puoi ma soprattutto - se questo mio lavoro ti piace - fai conoscere ai tuoi amici questo progetto, vuoi? Intanto alla prossima settimana!