🩸#41 Chi era padre Paolo Dall'Oglio?
Uomo di pace e di dialogo tra cristiani e musulmani inviso al regime di Assad in Siria ne parliamo proprio mentre tutto sembra cambiare ancora nel Levante
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Ci sono cose casualità interessanti nella vita, una di queste è aver chiesto ad un amico e professionista di vaglia come Riccardo Cristiano di scrivere quello che leggerete a breve su Paolo Dall’Oglio e il suo lavoro per la pace in Siria. In queste stesse ore una situazione “normalizzata” come quella degli ultimi anni è improvvisamente stata messa in movimento dalla presa di Aleppo e da un colpo di stato a Damasco. La guerra in Ucraina - che concentra larga parte delle forze della Russia che è anche il protettore di Assad - hanno messo in discussione la capacità di Mosca di proteggere l’alleato? Di sicuro qualcuno lo pensa. La Siria torna al centro della scena in un Medio Oriente sempre più destabilizzato. Servirebbe un padre Paolo Dall’Oglio in ogni città insomma…
Fine del prologo, si comincia!
Padre Paolo Dall’Oglio ha quell’allure di profezia che lo rende automaticamente magnetico agli occhi di chi vi si accosta e però bisogna conoscerlo e nessuno lo conosce meglio di Riccardo Cristiano, giornalista - oggi in pensione - del Giornale Radio Rai, esperto di Vaticano e di Medio Oriente, con all’attivo un gran numero di saggi su quest’ultimo aspetto e amico ed estimatore del padre Gesuita rapito il 29 luglio del 2013 e mai più ritrovato. Dopo oltre dieci anni è inevitabile pensare che sia morto epperò il suo spirito resta vivo, così come la sua testimonianza di fede e civile, verrebbe da dire di civiltà, nel tentativo di sedare i conflitti politici mascherati da conflitti religiosi in Siria e da lì al resto della regione. Riccardo - che oggi scrive anche su
e su testate come SettimanaNews e Globalist - ha accettato, e di questo lo ringrazio, di scrivere un “perché bisognerebbe conoscere padre Paolo Dall’Oglio?”.Buona lettura
Undici anni sono sempre tanti, oggi poi sono tantissimi, sembra quasi un’era. In questo tempo così accelerato come parlare di un fatto di undici fa, l’espulsione di un gesuita dalla Siria del Leviatano, Assad, impaurito davanti ad un semplice prete, e poi il suo sequestro mai neanche rivendicato dall’Isis, ugualmente impaurito davanti alla popolarità di un semplice prete al punto di non avere neanche il coraggio di dire che “l’ho preso io”? A mio avviso il solo modo degno di Paolo è avere il coraggio, nonostante il tempo passato, di scorgervi un’enorme attualità, sfidando la cultura imperante che vuole scorgervi solo un fatto di cronaca locale, che farebbe della sua attualità un inconsistente artificio.
Infatti, la vicenda di padre Paolo Dall’Oglio, finalmente riassunta in un film disponibile su RayPlay e intitolato “Padre Dall’Oglio” risulta essere in modo evidente una vicenda capace di portarci nel domani più che nell’oggi. L’abbandono della Primavera araba ha aperto la strada a una storia che da allora era evidente, la devastazione integrale dell’antico Levante. Ma questa devastazione di una parte di un corpo riguarda anche l’altra parte, inevitabilmente: può esistere un mare senza un suo versante? Abbandonato alla furia assassina di milizie spietate che vi compiono le loro scorribande da anni senza una visione che le sfidi, da azioni, inazioni e reazioni spropositate, il Levante non poteva che cedere, di schianto.
Capiamo meglio: il cammino di Abramo, tragitto politico-culturale che porta dalla Mesopotamia al Mediterraneo, oggi è un campo minato, non più percorribile. Qual era la ricetta per tenere in vita il Mare Nostrum? È molto semplice, si trattava di una ricetta fatta di “buon vicinato”. Questo “buon vicinato” è stato il capolavoro di Paolo Dall’Oglio, frutto di trent’anni di impegno visionario chiamato Mar Musa. Mar Musa è soltanto un antico monastero cristiano, abbandonato da secoli, che lui ha riportato in vita, da semplice manovale della ricostruzione del Mediterraneo. Non da solo però, ma con amici, sognatori, finanziatori, beduini, delusi, illusi, fuggiaschi, perseguitati, spostati, innamorati, turisti, falliti, sognatori, poeti, depressi, incantati, persone normali, o “anormali”. Tutti insieme nel corso degli anni hanno fatto di Mar Musa, nel deserto siriano, un giardino di incontri, rapporti, scoperte, di esseri umani di tutto il mondo: il Mediterraneo a Mar Musa è tornato a dire “io esisto”.
Il Levante e il Ponente (detto anche Occidente), hanno trovato nel “buon vicinato” di questo monastero divenuto meta mondiale di pellegrinaggio, di fuga o di viaggio, un caposaldo di incontro, attorno a una comunità cristiana dedita all’incontro islamo-cristiano, per testimoniare ai musulmani l’amore che nutre per loro Gesù (venerato profeta del Corano, non solo Messia dei cristiani). Ecco allora che Mar Musa è stata una capitale della Primavera, e lui, padre Paolo, l’ambasciatore della rivoluzione tradita, da tutti: rivoluzione tradita dall’Occidente, che le ha voltato le spalle; rivoluzione tradita dai petromonarchi del Golfo, che hanno dirottato la rivoluzione inviando i loro jihadisti usati per cancellare l’illusione di una democrazia araba; tradita dalle Chiese d’Oriente, che hanno preferito decantare il tiranno, per illudersi che la “protezione benevola” non avrebbe portato, come sta accadendo, alla cancellazione della presenza delle loro comunità; tradita dai suoi stessi leader, che stavano in alberghi stranieri mentre il boia lavorava alacremente.
Dopo trent’anni di lavoro manuale, spostando le pietre del suo monastero in rovina e tornato splendente per rendere concreto il buon vicinato, Dall’Oglio aveva capito che senza questa primavera, o contro di essa, ci sarebbe stato soltanto l’inverno mediterraneo: i fuggiaschi che come in un quadro di Brugel fuggono da città in fiamme per trovare riparo altrove nel Mediterraneo, le palizzate che si ergono nel Mediterraneo come volendo spezzare il mare, terrorizzati davanti a questa marea, illudendosi di fermarne così il corso lavico, i regimi brutali che si ringalluzziscono riducendo chi resta a ghianda da offrire ai loro preferiti animali d’allevamento.
Tutto questo è stato prodotto dal no collettivo alla Primavera che Dall’Oglio aveva previsto fino in fondo. Perché sapeva che il sì vincente, quello che inverte il senso di marcia della storia, sarebbe stato quello cristiano, più che quello occidentale. È l’equivoco di un conflitto islamo-cristiano che andava sfatato sul campo, unendo le proprie voci contro la violenza elevata a sistema. Allora Oriente e Occidente, cioè arabi ed europei, si sarebbero visti con occhi diversi, avrebbero capito che il dissidio islamo-cristiano era un equivoco, il dissidio era storico, tra imperialismi e colonialismi, non religioso. E questo dissidio si sarebbe potuto curare. Dall’Oglio sapeva che se si fosse riusciti a mantenerlo nella sua fittizia dimensione di scontro di civiltà, di guerra di religione, si sarebbe travolto il Mediterraneo e le sue millenarie culture, che stanno rischiando di affogare in un lago senza profondità, ma con una superficie molto agitata.
La proposta di padre Paolo dall’Oglio però non era teorica, astratta: lui proponeva di curare il Levante con il buon vicinato islamo-cristiano, cioè con una ricetta per rendere federale quella terra che esiste se si riconosce che è un mosaico. Federalista e non centralista e di conseguenza assolutista. È per questo che rientrava clandestino in Siria, sfidando il potere centralista e assolutista e proponendo un federalismo nel buon vicinato tra comunità, fedi e culture, senza chiudere la porta in faccia a nessuno. È per questa sfida esistenziale che è sparito e non deve né vivere né morire, ma essere dimenticato.
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che ci racconta in questo caso di un volume in uscita in cui ha messo lo zampino.In attesa del prossimo numero di
leggete l’ultima fatica di📰 Consigli di lettura
Sull’Agenzia Fides il resconto della situazione ad Aleppo dal punto di vista della piccola comunità cristiana.
Tajani: “Nessun pericolo per i 300 italiani”. Ribelli jihadisti verso Hama. Mosca promette aiuti. I russi bombardano Aleppo: è la prima volta dal 2016. Domani il ministro degli Esteri iraniano sarà a Damasco, poi tappa ad Ankara. Su Repubblica.
Le forze jihadiste filo-turche di Hayat Tahrir al-Sham sono entrate ad Aleppo, che negli ultimi otto anni è stata saldamente in mano alle forze governative, sostenute da Russia e Iran. Si riaccende così la guerra in Siria infiammando ancora di più il Medio Oriente. Da Aleppo la testimonianza del vicario latino e di agenzie umanitarie attive nella città siriana (Agensir)
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Un vero uomo di pace !