💸#48 Hic est Homo oeconomicus vel religiosus?
Intervista a Gabriele Guzzi, economista, filosofo, poeta
📬Questa è Sacro&Profano, la newsletter che ogni settimana ti fa capire due o tre cose sul mondo attraverso le lenti della religione, senza essere confessionale.
Il mondo cambia attorno a noi, bisogna innanzitutto accettare i cambiamenti come dati di fatto per poterli analizzare, non bisogna naturalmente avere un atteggiamento fatalista e tanto meno ritirarsi dal mondo perché esso risulta ostile, però bisogna prendersi la giusta distanza per poter capire cosa succede davvero, nel profondo se non altro perché è il primo necessario passo per cambiarlo, il mondo. Senza volerlo nella mia testa è riecheggiata la frase di Marx “I filosofi hanno interpretato il mondo; ora si tratta di trasformarlo”, letta spesso come una critica alla filosofia e non come la necessità di un azione che nasca da una riflessione. I filosofi, quelli veri, sono uomini d’azione. Socrate combatteva ed era famoso per il suo coraggio in battaglia. Chi pensa agisce, chi non pensa reagisce mi disse qualcuno una volta. Penso sia vero. Tutto questo per dire che quello che facciamo qui ha a che fare con l’analisi, ma finita la lettura è bene agire nel mondo.
Fine del prologo, si comincia!
Ho conosciuto Gabriele Guzzi tramite i suoi post su Facebook, qualche articolo, un paio di conferenze. Ho trovato un giovane intellettuale che non ha tutte le risposte, ma pone parecchie domande. Il punto di vista di Guzzi è eccentrico rispetto a molte questioni, è un radicale e credo che sia uno di quei “filosofi” di cui accennavo prima. Mi interessa, e spero possa interessare voi, il rientro nella dinamica del pensiero politico, del pensiero religioso. In un momento in cui - per esempio - i cattolici democratici si riuniscono per rivendicare spazi dentro al Partito Democratico, mi sembra assai più interessante cercare di conoscere chi propone uno sguardo critico al mondo partendo dai fondamentali: che economia per l’uomo? Quale politica? Come si ricostruisce la democrazia, che non è solo il momento del voto, ma una redistribuzione del potere dall’alto verso il basso? Un contributo alla discussione.
Parlaci di te Gabriele, tu hai un background economico ma sei tutt'altro che insensibile ai temi religiosi, un tema che si trova almeno in parte anche in una tua recente raccolta di poesie, qualcosa che hai respirato in casa?
Intanto ti ringrazio, caro Lucandrea, per questo invito. Sì, io ho una laurea alla Bocconi e un dottorato in economia politica a Roma Tre. Però, sono anche un poeta. Ho pubblicato la mia prima silloge nel 2023, che si intitola "Un volto da un vuoto". Cerco di essere un economista poeta, di rilanciare questa disciplina oltre i riduzionismi e materialismi, di vederne lo sfondamento spirituale. Allo stesso tempo, vivo la poesia non come un fatto individuale, 'sentimentale', secondo la concezione tradizionale, ma come un fatto nuovamente politico. I miei genitori hanno fondato un movimento spirituale che si chiama "Darsi pace", perciò il lavoro interiore, e la fede, sono stati frequentazioni costanti nei discorsi a casa, anche se non siamo stati forzati a niente come figli.
Sabato 11 gennaio a Roma hai presentato un libro che hai curato per Rogas Edizioni la riedizione di un saggio di Claudio Napoleoni discutendone con Stefano Fassina e con Fausto Bertinotti, hai scelto loro non solo per la scelta di "campo" nel socialismo ma anche per la loro "curiosità religiosa". Mi spieghi perché è importante?
Li ho scelti perché Bertinotti era uno dei più grandi amici di Napoleoni, e Fassina perché ha scritto la tesi di laurea alla Bocconi su Napoleoni. Non c'era una scelta 'politica'. Ritengo Claudio Napoleoni l'unico economista che ha attraversato il Novecento, offrendo una prospettiva teoretica positiva per ripensare radicalmente l'orizzonte categoriale dell'economia. Io cerco umilmente di proseguire il suo lavoro. Economista autodidatta, professore ordinario senza essersi mai laureato, grande conoscitore della storia del pensiero economico, parlamentare: Napoleoni passò dallo studio di Marx al dialogo con Marcuse e Heidegger, fino a una riscoperta spirituale del Cristianesimo. Tutto per cercare di offrire una via di liberazione all'uomo e alla donna alienati del contemporaneo.
Di recente hai partecipato alla Marcia per la pace con CEI e Caritas e sui social ci tieni a ricordare come tra i grandi leader internazionali solo il Papa dica nettamente che quanto sta accadendo a Gaza è un dramma e un errore di Israele. Di nuovo il punto di vista religioso: è la questione antica della profezia...
Purtroppo è così. Sul tema della pace, il Papa riesce a dire cose che gli altri leader hanno paura di dire. Dice l'ovvio che nessuno vuole dire. Questo sarebbe il ruolo profetico della Chiesa nella storia. Mi piacerebbe che questo avvenisse sempre più sull'economia, sulla geopolitica, ma anche sulla sfera spirituale: farsi voci profetiche di un rinnovamento necessario.
Torniamo alle questioni dell'economia: il discorso religioso classico, specie in ambito biblico, ci ricorda che (per parafrasare la Scrittura) "L'economia è fatta per l'Uomo, non l'Uomo per l'economia", c'è un umanesimo che l'economia liberale ha perso di vista?
L'economia è una dimensione sempre presente nella vita collettiva umana. Si tratta della 'legge della casa', della struttura con cui organizziamo la vita materiale di una comunità. Ha di per sé un riferimento all'antropologia e alla spiritualità. In base all'idea di uomo e di Dio, infatti, costruiremo una diversa economia. Quella attuale hanno una teologia e un'antropologia non-cristiana, ovvero non umana. Se vogliamo cambiare economia, dobbiamo cambiare i fondamenti filosofici alla sua base.
Marx, Heidegger e Cristo: in che senso?
Credo che la grande filosofia e il pensiero rivoluzionario debbano confrontarsi nuovamente con il mistero del Cristo, Nuova Umanità, vero orizzonte di pace e di cambiamento. Questa è innanzitutto un'esperienza personale, che dobbiamo rilanciare nelle società disgregate del XXI secolo. Ma poi si deve fare anche cultura, e infine politica ed economia. C'è un nuovo nesso tra sfera iniziatica e sfera rivoluzionaria. Se l'economia non lo capisce, finirà nel nulla della violenza e della guerra.
Ora insegni storia economica a Cassino: che approccio utilizzi e che feedback hai dai tuoi studenti?
Cerco di riportare la storia sempre al presente. E' importante far passare l'idea di storia non come conoscenza mnemonica del passato, sebbene questo aspetto non possa essere cancellato. La storia è la porta per cambiare il presente. E' una via per decostruire il dato empirico attuale. Ci fa capire che ci sono alternative. E se ci sono state nel passato, si possono avere anche nel futuro. Poi, cerco di collegare l'economia alla geopolitica, e vedo che gli studenti sono molto interessati a questo. L'economia e la geopolitica sono grandi strumenti per capire il presente. La poesia è il linguaggio che serve per rinnovare entrambi.
L'Indispensabile movimento rivoluzionario, che cos'è e cosa vuol dire per te "rivoluzione" oggi?
La rivoluzione è il movimento che rovescia lo stato ordinario della mia mente e della società. E' un atto che origina da una nuova coscienza, e questa nuova coscienza è sempre e di nuovo il primo atto rivoluzionario necessario. Non è più qualcosa che possiamo solo proiettare all'esterno, perché il male non è solo fuori. E' un movimento interno e storico-collettivo. E' la vita di persone semplici, umili, che vorrebbero smettere di farsi del male e di ascoltare menzogne, e quindi si mettono su un percorso graduale e non-violento di cambiamento radicale di sé stessi e delle strutture in cui vivono. E' una via per avere un po' più gioia e allegria. Questo è il senso che vorrei che i nostri figli diano al termine 'rivoluzione'.
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