♗ #49 Una Vescova a Washington
La reverenda Budde ha fatto quello che dovrebbe fare un pastore: affrontare i potenti per difendere il proprio gregge
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Un nuovo mondo è cominciato, che direzione prenderà dipenderà da tante cose, in particolare da quanto ognuno di noi si impegnerà a fare la differenza. La storia di oggi riguarda questo o come direbbe Steve Rogers, cioè Capitan America: Quando il mondo dice di spostarti, il tuo compito è quello di piantarti come un albero accanto al fiume della verità e dire al mondo: no, spostati tu!
Fine del prologo, si comincia!
Lo scorso 21 gennaio 2025, durante il tradizionale servizio interreligioso presso la Cattedrale Nazionale di Washington, si è fatta notare l’omelia della vescova episcopale, la reverenda Mariann Edgar Budde che ha pronunciato un sermone significativo rivolto direttamente al presidente Donald Trump, appena insediato per il suo secondo mandato.
Il sermone ha fatto il giro del mondo per il suo contenuto e per il fatto che la vescova si è rivolta direttamente al Presidente e in presenza dei più alti funzionari governativi, tra cui il vicepresidente JD Vance e il presidente della Camera Mike Johnson, Budde ha esortato il presidente a mostrare misericordia e compassione verso le comunità vulnerabili (in particolare persone appartenenti alla minoranza LGBT e migranti), sottolineando l'importanza di una leadership basata sulla misericordia e l'umiltà (Guardian).
"Milioni di persone hanno riposto in lei la loro fiducia. E come ha detto ieri alla nazione, ha sentito la mano provvidenziale di un Dio amorevole. In nome del nostro Dio, le chiedo di avere misericordia per le persone nel nostro paese che ora sono spaventate."
La reazione del presidente Trump è stata immediata e critica. Sulla piattaforma Truth Social, ha definito Budde una "cosiddetta vescova" e una "odiatrice radicale di estrema sinistra", descrivendo il servizio come "molto noioso" e chiedendo scuse sia da Budde che dalla Chiesa Episcopale.
La reazione politica
Alcuni sostenitori di Trump hanno ulteriormente attaccato Budde: il pastore evangelico Robert Jeffress l'ha condannata per aver "insultato piuttosto che incoraggiato il nostro grande presidente", mentre il deputato repubblicano Mike Collins ha suggerito che Budde "dovrebbe essere aggiunta alla lista delle deportazioni". Nonostante le critiche, Budde ha difeso le sue parole, affermando: "Non odio il presidente Trump. Mi sforzo di non odiare nessuno e oso dire che non sono nemmeno della 'sinistra radicale', qualunque cosa significhi. Non è chi sono". Ha aggiunto: "Non mi scuserò per aver chiesto misericordia per gli altri". Ha sottolineato che il suo messaggio intendeva ricordare al presidente che "al leader è stata affidata la nazione. E una delle qualità di un leader è la misericordia." Ha avvertito dei pericoli di una "cultura del disprezzo" e delle narrazioni polarizzanti che danneggiano la società (Guardian).
Il sermone di Budde ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre alcuni hanno criticato il suo intervento come politicamente motivato, altri hanno elogiato il suo coraggio nel parlare a favore dei vulnerabili. Personalità come Bernice King, figlia minore di Martin Luther King Jr., e Austen Ivereigh, biografo di Papa Francesco, hanno espresso sostegno alle sue parole. Il vescovo senior della Chiesa Episcopale, Sean Rowe, ha affermato che "una richiesta di misericordia, un riconoscimento dello straniero tra noi, è al centro della fede... ma non è legata all'ideologia politica."
Per approfondire, qui il sermone completo della vescova Mariann Edgar Budde:
La riflessione di due teologhe cattoliche
Su Le Monde nei giorni successivi all’insediamento e al sermone, ha ospitato un editoriale firmato dalle teologhe Sylvaine Landrivon e Anne Soupa (membri del Comité de la jupe, movimento femminista cattolico di cui sono rispettivamente co-presidente e presidente onoraria) che hanno elogiato Budde:
L'intervento di questa donna e il suo coraggio sono uno spiraglio di speranza di fronte al mondo spietato in cui Trump vuole ricostruire l'America dei suoi sogni, anche se ciò significa spogliare il resto del mondo. Tuttavia, quando si risveglia il gusto del potere in nome di un certo ordine sociale e la scelta della prosperità di una casta a scapito delle altre, è necessario alzare la voce per resistere. Soprattutto se il responsabile afferma di trarre il suo potere dalla “mano provvidenziale di Dio” .
Nel 1932 fu il pastore tedesco Dietrich Bonhoeffer a denunciare per primo la megalomania e gli abusi di Hitler. A costo della vita, lottò contro il fascismo e in particolare ricordò «il dovere incondizionato della Chiesa verso le vittime di tutti i sistemi sociali, anche se non appartengono alla comunità dei cristiani» . Fu ascoltato troppo tardi.
L’intervento risulta ancora più interessante per l’apertura di credito che la Chiesa cattolica statunitense ha - in generale - accordato al nuovo presidente, sebbene sarebbe ingeneroso non ricordare quanto la Conferenza Episcopale Americana si stia opponendo agli annunci e agli atti relativi alle politiche migratorie della nuova amministrazione Trump (RNS).
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Grazie per avermi citata in questa newsletter interessantissima sulla vescova Mariann Edgar Budde e il suo sermone 🔥