⚔️ #52 Il teso rapporto tra USA e Santa Sede
Intervista con il professor Massimo Faggioli, storico e teologo presso la Villanova University, Pennsylvania
📬Questa è Sacro&Profano, la newsletter che ogni settimana ti fa capire due o tre cose sul mondo attraverso le lenti della religione, senza essere confessionale.
Mentre finisco di scrivere questa newsletter di sabato sera leggo le condizioni sempre più critiche di Papa Francesco. Da un episodio serio ma apparentemente non grave legato ai problemi respiratori del pontefice, ad una degenza ormai lunga una decina di giorni e che - a questo punto se tutto va bene - dovrà essere prolungata almeno di un’altra settimana per le gravi complicazioni che si stanno susseguendo. Inutile girarci intorno il mondo deve prepararsi alla fine di questo pontificato come accennato già la scorsa settimana. Eppure quello che ieri mi sembrava un dato analitico, neutro, oggi alla luce delle trasformazioni nel quadro internazionale, mi pare una cosa da far tremare i polsi. Una prospettiva da rifuggire. Da credente ho fede che tutto vada per il meglio, ma non vuol dire che in mezzo non ci siano tribolazioni. Non vi parlo di solito della mia fede, ma non voglio neppure nasconderla. E tuttavia la figura di Francesco, ben oltre le sue intenzioni, è diventata un punto di riferimento anche per chi non è cattolico, e quasi si può dire che sia amato più fuori che dentro per certe sue ruvidezze e altri aspetti. Francesco non è un Papa perfetto, ma come ho letto su una bacheca di Facebook recentemente “è il miglior Papa possibile” in questo momento. Chi vuole insomma preghi, o rivolga un pensiero. Insomma tenga duro Santità…
Fine del prologo, si comincia!
La presidenza Trump è iniziata come un tornado, non solo nei confronti delle istituzioni americane, ma anche verso “alleati” e presunti “avversari” con una inversione quasi totale del modo di relazionarsi agli uni e agli altri. La comunità cattolica è una delle più grandi negli USA, oltre il 20% della popolazione si riconosce come tale, inoltre i cattolici sono molto presenti nelle istituzioni anche grazie al grande investimento che nei decenni la Chiesa americana ha fatto sulle istituzioni scolastiche e universitarie. Per capire cosa succede e come questo si riverbererà sull’Occidente – categoria quanto mai usurata – e sul rapporto tra cattolici e democrazia e in quelli tra Stati Uniti d’America e Santa Sede ho raggiunto telefonicamente il professor Massimo Faggioli, ordinario di Storia del Cristianesimo alla Villanova University, per l’appunto una scuola cattolica. Faggioli è storico e teologo, si è formato in Italia e in Germania e negli anni è diventato un punto di riferimento per parlare dei temi di cui dicevamo. Peraltro mi piace segnalarvi una lettura quanto mai utile in questo momento, il libro di Massimo Faggioli “Da Dio a Trump” edito da Morcelliana.
(Incontro tra Francesco e Donalda Trump, 2017)
Professor Faggioli, cominciamo dalla fine ovvero la Lettera del Papa ai Vescovi americani che è, a sua volta, una risposta a quello che in questo momento è il “cattolico più alto in grado” negli Stati Uniti cioè il vicepresidente J.D. Vance con addirittura una discussione teologica in atto sulla questione dell’Ordo Amoris: che sta succedendo fra l'Amministrazione e la Chiesa Cattolica non solo locale ma globale?
La situazione è che c'è un netto peggioramento nei rapporti fra il Vaticano e la Presidenza americana, con il Papa Francesco che non ha avuto paura a mettere in guardia i rischi del nazionalismo negli Stati Uniti, che è un problema teologico ancora prima che politico o sociale, e questo mette i Vescovi americani in una posizione difficile perché ci sono molti vescovi singoli che hanno difeso Francesco fino all'inizio e ancora oggi, mentre altri che hanno paura di esporsi perché il cambiamento di regime negli Stati Uniti significa che anche che i soldi dei finanziatori, dei donatori che consentono alla Chiesa Cattolica di funzionare hanno cambiato o hanno preso una certa posizione.
Questo però già da tempo e in parte già da prima di questa Amministrazione…
Vero. Però adesso è ancora più evidente perché adesso quello che l'Amministrazione Trump significa non è solo un cambio di presidenza, ma come dicevo un cambio di regime, un cambio di sistema democratico dove tutto è sempre più sotto il controllo dell'esecutivo e con una presidenza neo-imperiale e - come diceva un esperto qualche giorno fa -, per avere una presidenza imperiale ci deve essere un Congresso invisibile, cioè un parlamento che non fa la sua funzione e questo è vero anche per il parlamento dei vescovi americani, cioè la Conferenza episcopale, che si trova in una situazione difficile perché c’è una componente non marginale che vede con favore questa presidenza perché a loro modo di vedere aiuta la riaffermazione dell'identità culturale e religiosa degli Stati Uniti in senso cristiano perché ha spinto indietro le politiche sul gender e simili. Quindi abbiamo una conferenza episcopale molto grande, molto divisa, con un Presidente (monsignor Timothy Broglio, ndr) che è in scadenza perché questo è l'ultimo anno e quindi la conferenza episcopale si trova adesso in uno stato di pre-campagna elettorale tra i Vescovi, per chi sarà il nuovo presidente. Siamo quindi è una situazione senza precedenti perché l'antecedente nella storia di un documento del genere di un Papa ai vescovi americani è la lettera di Leone XIII del 1899, la famosa lettera contro l'americanismo, in cui metteva in guardia i cattolici dal non diventare troppo americani, e il Papa Francesco fa una cosa simile, ma con un paradosso, cioè che ora questa lettera ricorda agli americani l'idea di America di cui il cattolicesimo si era fatto parte, quindi li richiama a un americanismo vero, ma la differenza fondamentale è che allora Leone XIII era fortemente scettico nei confronti della democrazia, il sistema costituzionale dei diritti umani, invece ora Francesco secondo me ha una visione molto più chiara di quello che sta succedendo negli Stati Uniti, cioè che è un inizio di autoritarismo, di un presidenzialismo cesaristico neoimperiale e quindi adesso questo è un documento storico perché…
Segnala una distanza?
Assolutamente sì, non solo una distanza ma anche una contrapposizione a quelle cose che io credo sia voluta da parte americana, basta vedere quello che è successo recentemente a Monaco sull'Ucraina ma anche sulle questioni israeliana dove gli Stati Uniti hanno rafforzato moltissimo il loro rapporto con Israele, con un certo tipo di governo israeliano, e si stanno staccando dall'Europa. Questo distacco tra Vaticano e Stati Uniti è voluto anche dall'Amministrazione Trump ora, quindi bisogna vedere a cosa porterà questo.
Da qui nasce un'altra domanda, hai detto e scritto nei tuoi libri, che con la fine della presidenza Biden finisce un'era per il cattolicesimo democratico in America, non solo perché Biden era un cattolico di sinistra, ma anche per un rapporto tra i Democratici e il pensiero religioso in generale e quindi anche coi cattolici e che questa relazione si è chiusa definitivamente con questo cambio di presidenza…
Assolutamente sì, ma il fatto è che qualsiasi fosse stato l'esito delle elezioni, sarebbe stato un cambio di era, la fine di un’epoca perché con il cattolicesimo americano liberal di Joe Biden è finita una certa tradizione di pensiero, di valori, di impegno da parte dei cattolici nella politica degli Stati Uniti. Ora i cattolici che si propongono in politica non nascondendo, ma usando la loro fede cattolica in politica sono a destra, e non sono solo quelli repubblicani, perché il partito repubblicano non esiste più in quanto tale, esiste un partito “MAGA” trumpiano e quindi ora quelli che sono cattolici visibilmente in politica sono cattolici che si sono allineati al trumpismo in vari modi. Da una parte il partito democratico sta ancora cercando di capire cosa è successo alle elezioni ma dall’altra anche il cattolicesimo liberal sta cercando di capire quello che è successo quindi questa è la fine di una fase che, intendiamoci, sarebbe finita anche con Kamala Harris, ma con Harris ci sarebbe stato sotto forma di un silenzio o di un'assenza di cattolici come quelli di Biden o come quelli di Nancy Pelosi se vogliamo, invece ora esiste proprio la voce opposta, come appunto J.D. Vance, che è il più noto ma nel gabinetto di Donald Trump ci sono 8 o 9 cattolici nei ministri.
Per non parlare della Corte Suprema...
Esatto, c'è la Corte Suprema, ma tutto il sistema di potere che è passato da un regime a un altro, ora è un cattolicesimo in buona parte antiliberale, nazionalista, in certi casi con degli accenti razzisti abbastanza evidenti e questa è una questione di identità di chiesa nazionale, di che tipo di cattolicesimo è quello americano oggi, di rapporti con i cattolici di altre confessioni in questo paese, di rapporti ecumenici, di rapporti interreligiosi con il Vaticano. L'americanismo cattolico liberale aveva dei problemi, certamente, però garantiva che su alcune questioni c'era un consenso tra il Vaticano e questi cattolici in politica che fossero Kennedy o che fossero Biden ma c'era un accordo di massima che oggi non esiste più. Oggi è tutto saltato e continuerà credo perché con Marco Rubio (cattolico anche lui, ndr) il ministro degli esteri che vola in Arabia Saudita a parlare di Ucraina con la Russia sopra la testa degli ucraini e degli europei. È un mondo nuovo e quindi sì, per rispondere alla domanda: è la fine di un'era ma non è solo un problema di esaurirsi di una genealogia di personale politico, è qualcosa di più profondo perché c'è il problema di cosa vuol dire essere cattolici oggi nell'America del capitalismo neoliberale e la cultura cattolica di sinistra ha mancato di dare risposte convincenti o si è allineata o si è esaurita.
A questo punto ti devo portare a casa, perché mi pare che ci siano dei paralleli fra Italia e Stati Uniti su questo aspetto qui, penso appunto al cosiddetto “cattolicesimo democratico” che mi sembra che anche in Italia si sia fortemente esaurito da un lato e dall'altro anche osservando l'attivismo di queste settimane attorno al famoso partito dei cattolici che guardano a sinistra ( penso ai Ruffini, a Del Rio eccetera), non mi pare che è al centro della discussione ci sia la critica al neoliberismo. Questo nonostante ci sia un Papa che lungi dall’essere “di sinistra” è tutt'altro che tenero con le diseguaglianze nel mondo, tutt'altro che disattento alle questioni della povertà, e che quindi potrebbe essere, per chi si posizionasse a sinistra da cattolico, una formidabile macchina di assist su come ci si deve rapportare al potere economico e ai diritti dei lavoratori e diritti degli ultimi. Eppure qualcosa manca qui in Italia e mi sembra che il problema sia questo eccesso di moderatismo, in cui l’unica ossessione sia di “non spaventare i moderati”. È un problema analogo a quello americano?
Io non seguo da vicino la questione italiana come una volta, però mi pare che i cattolici nella politica italiana che stavano nel centro-sinistra oppure a sinistra abbiano inseguito per molti anni un modello americano cioè il partito Democratico. Mi pare che ci siano delle analogie tra la crisi d'identità che attraversa il partito Democratico negli Stati Uniti e quello italiano: c'è un'enfasi sulle questioni identitarie, che sono più alla moda e che riflettono un individualismo radicale che è tipico del sistema economico neoliberale, e che ha fatto breccia anche nei partiti di sinistra e mi pare che anche in Italia sia stato così per molto tempo, ora non so se qualcosa stia cambiando. Ora la questione è questa: nessun partito può pensare di poter tradurre direttamente in legislazione quello che viene dal Papa. Il problema è se c'è un personale capace di capire un certo tipo di analisi critica sociale, culturale, economica che viene dalla Chiesa che è – lo si voglia o no - lo specchio più importante che c'è nella civiltà Occidentale per capire cosa succede nella nostra politica. Vale a dire se ci sia una cultura laica, laica cattolica o laica tout court, che sa leggere queste analisi che interessata a capire cosa c'è di utile oppure se c'è un personale politico che ha deciso che non è più rilevante che non c'entra sapere quello che la chiesa cattolica dice sul capitalismo, la globalizzazione, sull'immigrazione.
Una degradazione dei partiti…
A mio avviso è proprio questo il problema: mi pare che i partiti di una volta, tutti quanti dal partito radicale dell’ultra sinistra, al partito più a destra, dalla Democrazia Cristiana, ai neofascisti, ma anche gli anticlericali di Spadolini, del PRI erano ben coscienti che bisognava capire cosa la Chiesa pensava perché lì c'era qualcosa di interessante per capire da che parte va il mondo e oggi invece mi pare che non esista questa cosa, ma non è solo un problema di secolarizzazione o che ci sono meno politici cattolici, è un problema di deculturazione della politica, cioè che ci sono sempre meno persone che in politica ci vanno perché leggono qualcosa, perché parlano con persone che hanno delle cose da dire, questo è il problema che ha colpito evidentemente ancora prima nel centro-destra, col berlusconismo, ma che è arrivato anche da altra parte. Quindi adesso questo è un pontificato che è stato molto chiaro su alcune questioni, che è stato, secondo me, più che altro ignorato dalla cultura progressista in Italia o che è stato usato quando faceva comodo, ma su altre occasioni è stato ignorato esattamente come si fa a destra, in modi diversi ma non del tutto…
Non dissimili diciamo…
Esatto, non del tutto dissimili, quindi questo è un problema di quale tipo di cultura c'è tra il personale politico e il personale politico di base, cioè quelli che sono nei comuni, nelle province, nelle regioni, ma anche dei leader politici, cioè quali sono i riferimenti culturali che ascoltano quando vogliono capire dove va il mondo? Una volta c’era Spadolini che era un anticlericale, ma conosceva benissimo l'importanza della religione, del cristianesimo, del cattolicesimo per la storia italiana, per la storia europea ma così anche i comunisti, i socialdemocratici in Germania ecc, solo che ora la sinistra ha deciso che alcune voci non erano più rilevanti. Il problema è che, se uno vuole capire il mondo globale di oggi, in cui l'Europa è la periferia, ci sono poche altre agenzie che hanno contatto con il mondo globale, come la Chiesa Cattolica.
Certo.
Se uno sia d'accordo o no sull'aborto, sulla cosa di gestione o sul gender, sfido un partito politico a dimostrare che ha gli stessi contatti che ha la Chiesa Cattolica in Indonesia o in Myanmar o in Corea.
No, è chiarissimo. Qui cambiamo leggermente l'argomento, però prosegue il ragionamento e geopoliticamente tante volte si usa questo parallelo: ci sono due imperi, gli Stati Uniti e la Chiesa Cattolica in termini di capacità di pensare globale e di pensarsi nel mondo, naturalmente con punti di vista molto differenti però sono probabilmente le uniche due agenzie che ragionano su scala globale, quindi è chiaramente, forse anche per questo…
Questa degli imperi paralleli era la tesi affascinante del libro di Massimo Franco che è uscito dieci anni fa, il fatto è che ora non è più così, i due imperi esistono ma l'impero americano ha deciso di rinunciare all'idea che c'è un americanismo che si vuole rendere disponibile a tutti, cioè i diritti umani, democrazia, liberalismo, ora non c'è più questo interesse perché nel trumpismo è tutto regolato sul principio di un accordo commerciale, cioè quello che tu mi dai, quello che uso io, ed è un paese molto più nazionalista, nel senso che è molto più introverso, introiettato verso se stesso, e il cattolicesimo è sempre meno allineato alla politica occidentale, che sia negli Stati Uniti che sia l'Europa è più globale e quindi sì, sono due imperi ancora anche se entrambi declinanti ma sono ancora imperi, ma che non sono più paralleli sono divergenti o su alcune cose confliggenti cioè sono in uno stato di aperta traiettoria di collisione che è una cosa nuova rispetto ai cent'anni precedenti, questo è fatto storico.
Non c’è mai stato almeno nell’ultimo secolo e mezzo o due, un pontefice che fosse organico al potere imperiale della propria epoca. C'è sempre stata una distanza, perfino Giovanni Paolo II non era totalmente allineato sugli Stati Uniti, riconobbe che c'era un problema col consumismo, o anche il Benedetto XVI, nonostante l'ammirazione per le istituzioni americane, non era poi così tenero col capitalismo, se uno va a leggersi gli scritti, quindi non c’è mai stata un'identità fra i pontefici e in questo caso la nazione dominante, però adesso è, come dici tu, veramente confliggente su tantissimi dossier, è una percezione errata?
È verissimo, erano infatti imperi paralleli su delle traiettorie parallele con delle distanze che a volte erano minori e a volte erano maggiori, ma erano due imperi che si parlavano e si capivano e capivano le ragioni dell’altro. La guerra in Iraq da un lato o la Ostpolitik vaticana dall’altro che era vista con grandissimo scetticismo da parte americana. Oggi invece c'è una situazione di divergenza perché le due potenze, nel modo in cui sono costruite al loro interno vanno per categorie diverse, per il cattolicesimo che sarà sempre più fatto di africani e asiatici, sempre meno di europei e di nordamericani e quindi è un impero alternativo, non è mai stata la cosa unica del cattolicesimo che è così diverso dalla chiesa anglicana che è una chiesa di Stato o delle chiese ortodosse che sono chiese di Stato anche loro. Il cattolicesimo funziona diversamente, però ora c'è una divergenza che io credo su molti dossier è diventata incomunicabilità, c'è proprio l'impossibilità di trovare un terreno comune perché, se uno pensa che il Covid-19 non dovesse essere combattuto con i vaccini ma con qualcos'altro, all'interno dello stesso cattolicesimo americano da una parte e il Papa dall'altra hai proprio due visioni della realtà.
Ecco, ma qui entriamo nella dinamica interna alla Chiesa cattolica e mi pare a tutte le chiese, e forse col cattolicesimo è più evidente per via della sua struttura centralizzata e allora le divergenze con il pontefice sono più evidenti. E tuttavia recentemente leggevo uno status su Facebook del professor Fulvio Ferrario (teologo protestante, ndr) che diceva sostanzialmente, proprio riferendosi a Paula White (incarico creato ad hoc: Senior Advisor to the White House Faith Office) e alla benedizione di Trump: lì ci sono i pentecostali, evangelici e protestanti lì c'è un problema, c'è un ecumenismo reazionario che si trova bene lì e lui come protestante si trova nella stessa condizione di dire “ma i miei fratelli protestanti che stanno lì che benedicono Trump cosa dicono di Gesù?”. Talvolta è più difficile vedere che c'è una spaccatura anche nelle chiese protestanti ed evangeliche, però c'è un ecumenismo nazionalista nelle chiese che divide anche altre confessioni?
Assolutamente sì, ma questa è una cosa che comincia già 30-40 anni fa, il famoso libro che fu pubblicato dall'intellettuale più importante evangelicale Mark Noll, che uscì nel 1994, che parlava del disastro intellettuale all'interno del cristianesimo evangelicale nordamericano, io mi ricordo perché ero alla presentazione del libro e lui disse in questa presentazione a un certo momento Martin Luther, where are you? cioè dove sei Martin Lutero? il fatto è questo c'è un ecumenismo intrarazziale cioè tra chiese bianche e dello stesso partito politico di tipo nazionalista, ma è un ecumenismo nazionalista che ha coinvolto anche la Chiesa Cattolica, cioè il cattolicesimo in questo paese è diventato evangelicalizzato, cioè si è adottato alcuni stili, alcuni vocaboli, alcune parole d'ordine che vengono dall'evangelicalismo protestante negli ultimi 50 anni, dopo la crisi degli anni 70, il liberalismo, queste cose qua. È una questione anche cattolica per cui è molto più facile per me cattolico di una certa opinione politica parlare o pregare con una persona non cattolica della stessa idea politica che per cattolici della stessa chiesa ma di due partiti diversi. Ma questo è un disastro intraecclesiale che parla di una mutazione genetica all’interno di ogni chiesa in cui la spinta nazionalista è sempre più forte. È una cosa che accelera dopo l’11 Settembre e che riceve una seconda spinta fortissima all’elezione di Obama. Non dimentichiamo che la carriera politica di Trump inizia quando dice in pubblico che Barack Obama non è americano, che è una falsità voluta. E quindi questo è un problema anche cattolico ormai ed è una di quelle cose su cui la lettera del Papa è importante perché richiama l’attenzione non su cosa fare in politica direttamente ma su cosa vuol dire essere cattolici senza piegarsi al nazionalismo.
Grazie!
📊 #50 La divisione religiosa e politica negli USA
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🫶 Siamo arrivati alla fine di questa newsletter, spero ti sia piaciuta. Dammi un feedback se puoi ma soprattutto - se questo mio lavoro ti piace - fai conoscere ai tuoi amici questo progetto, vuoi? Intanto alla prossima settimana!
Perché la divisione intra-ecclesiale é intesa in modo uni-direzionale? Cioé é il cristianesimo nazionalista che fa sí che si intendano più due compagni di partito che due cattolici di partiti diversi? É quindi un fenomeno che origina (solo) dal lato dei cattolici (ora) MAGA etc.? C’è qualcosa dall’altro lato, pure?
Bellissima NL! Felice che tu possa averlo incontrato e averci permesso di approfondire le sue considerazioni. Segnalerò il suo libro e a tua recensione nel mio prox numero. Faccio mie le parole dell'inviato RAI Giammarco Sicuro, sui Social: "non mi sento pronto a un mondo senza Francesco". In qs momento abbiamo alquanto mai bisogno delle sue parole di speranza...